Un sindaco arrestato ogni 100 giorni. Un’ondata pericolosa, che rischia di non fermarsi. La politica sta fallendo
La presunzione di innocenza è inviolabile. Vale, deve valere per ogni cittadino sottoposto ad indagine, per ogni imputato coinvolto in un processo fino a quando non sarà emessa, nei suoi confronti, una sentenza di condanna che sia passata in giudicato
Vale, deve valere, però, anche la fiducia nello Stato, in quella parte dello Stato che è incaricata di investigare, di sgamare possibili illeciti.
Bisogna essere garantisti verso chi siede alla sbarra. Ma bisogna essere, in egual misura, fiduciosi nella bontà delle attività delle Procure, nell’operato di carabinieri, poliziotti e finanzieri.
Insomma, è inopportuno inneggiare la forca ad ogni blitz mattiniero che porta in cella uomini d’affari, amministratori e presunti mafiosi. Però è inopportuno pure coprirsi gli occhi, infilare come struzzi la testa nella sabbia, cercando il nemico in chi, per lavoro, deve prevenire e reprimere la delinquenza, spicciola e organizzata.
Penserete che abbiamo esposto concetti scontati, ovvi. E’ verissimo: tuttavia, considerato il clima di giustizia in cui, recentemente, vive Terra di Lavoro, è conveniente riproporli. Occorre farlo soprattutto in premessa a quanto stiamo per scrivere.
Dal dicembre 2014 cerchiamo di aggiornare il pallottoliere dei sindaci, al centro di inchieste della Procura ordinaria o della Dda, colpiti da misure cautelari.
(Piccolo chiarimento: il range scelto è molto stretto, ma se avessimo allargato lo spazio temporale di riferimento, partendo, magari, dal 2009, includendo non solo i sindaci, ma anche politici con altri incarichi, pure solo inquisiti e non destinatari di misure cautelari, l’elenco degli amministratori finiti nei gangli della legge sarebbe stato ingestibile)
I fatti recenti, però, si sono incaricati di aggravare quella cifra.
Aggiornando l’elenco arriviamo, quindi, a 10 sindaci colpiti da misure cautelari in 33 mesi: un primo cittadino arrestato ogni 100 giorni (circa).
Le indagini che hanno coinvolto questi amministratori spaziano dalle presunte ingerenze della camorra negli appalti pubblici ad eterogenei fenomeni di corruttela, estranei alle volontà della camorra.
L’elemento che va evidenziato, nelle azioni inquisitorie, è il crescente attivismo investigativo della Procura di S.Maria.
Ritorniamo alle cifre: 10 sindaci arrestati in 33 mesi. Parliamo di amministratori, di politici votati in modo diretto, chiaro (grazie ad un sistema elettorale funzionante).
10 sindaci arrestati in 33 mesi. E’ un dato pericoloso.
Ripetiamo, ancora una volta, che i procedimenti giudiziari enumerati in questo articolo (e in quello del 24 agosto scorso CLICCA QUI PER LEGGERE) si trovano in fasi preliminari o dibattimentali. Non ci sono ancora sentenze. Saranno le dovute sedi di giustizia, nei prossimi mesi, a decretare l’innocenza o la colpevolezza di indagati ed imputati.
Vale, deve valere la speranza (anzi, la certezza fino a prova contraria) che tutti siano innocenti. 10 sindaci arrestati in 33 mesi. Ad ogni modo i numeri restano inquietanti. I numeri diventano ulteriormente angoscianti soprattutto quando si ha, come cardine morale, non solo la presunzione di non colpevolezza, ma pure fiducia nella bontà di chi investiga. La Procura che accusa cerca il vero, agisce per determinare la realtà dei fatti, non desidera maleficamente riempire le patrie galere.
In Terra di Lavoro, dall’aprile del 2014, ogni 96 giorni un sindaco viene arrestato. Cosa significa?
Vuol dire che l’attuale classe politica sta fallendo, rischia di fallire. Ha fallito. E per averne consapevolezza, credeteci, non serve il terzo grado di giudizio. Qualcosa (più di qualcosa) non funziona se, lo evidenziamo con tristezza, ciclicamente i Comuni vengono messi sottosopra dagli inquirenti per farsi dare carte su carte. Qualcosa (più di qualcosa) non funziona se quotidiani e tv ci notiziano, con costanza, di sindaci cautelativamente arrestati.
Partiti e movimenti civici stanno mostrando la loro debolezza amministrativa. Tutti i partiti (senza citare categorie ormai anacronistiche).
Il (presunto) malaffare non ha colore: è così nei rapporti con le mafie, come ha esplicitamente dichiarato il pentito Antonio Iovine, ed è così nei fenomeni di malaffare che con la camorra non hanno niente a che fare.
La parte buona della classe dirigente di Terra di Lavoro, martoriata dalle Procure (a torto o a ragione lo diranno i processi), deve emergere, e per farlo deve tracciare, pubblicamente, un solco, deve mettersi a distanza da chi ha interpretato ed interpreta l’arte del governo in modo poco chiaro, ambiguo, grigio.
La parte buona di questa classe martoriata dalle Procure ( a torto o a ragione lo diranno i processi) deve, trasversalmente, far fronte comune e rigenerarsi. E per farlo deve pescare nei bacini giusti, per offrire eletti giusti. Serve dar spazio al merito. Alle capacità. Logicamente ci auguriamo che la decade di sindaci inquisiti possa uscirne assolta, pulita, totalmente. Nel frattempo sono azioni che partiti e non partiti devono attualizzare immediatamente, pubblicamente, ad alta voce, con coraggio.
Così come si chiede di isolare il mafioso, che fonda i suoi affari sul sangue, sulla prepotenza, così serve isolare il corrotto che si ritrova a gestire il denaro ed il futuro di intere comunità.
E’ necessario riflettere apertamente sull'ondata di arresti che sta travolgendo il casertano. La buona politica (se c'è da qualche parte) ha il dovere di farlo. Perché si tratta di un’ondata che, credeteci, considerando la scia di pentimenti ed il profondo attivismo della magistratura, rischia di non placarsi, almeno per adesso.
Ogni mattina, in Terra di Lavoro, quando sorge il sole, un sindaco si sveglia e sa che dovrà correre più della... dei magistrati? delle forze dell'ordine?
Non siamo catastrofisti. Si intervenga, subito. In caso contrario la satira (estrema) diventerà vetrina del reale.
Giuseppe Tallino
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