AFFARE DA 1 MILIONE di EURO per il Castello delle Pietre. Piano presentato dalla società dei Di Cecio. Sul tavolo una concessione 30ennale

Brogna Del Basso Chillemi Ricci Antropoli

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Un imprenditore impegna del denaro in un progetto sostanzialmente basato su un bene collettivo: il guadagno di tale investimento, poi, nel tempo, gli viene garantito dal flusso di cassa (cash flow), cioè dalla gestione (parziale o totale) della proprietà nella quale è intervenuto.

Questo, in estrema sintesi, è il project financing, metodo sempre più in voga tra gli impresari che entrano in contatto con gli enti pubblici, applicato in ambiti a dir poco eterogenei, dalle bretelle autostradali ai cimiteri per arrivare, oggi, anche ai ‘castelli’.

Capua è piena (ed è una fortuna) di palazzi storici, importanti, alcuni dei quali, l’amministrazione Antropoli, per risanare le finanze municipali, in pessime condizioni, vuole cedere a privati.

Tra questi beni di inestimabile valore, però, c’è un immobile, il “Castello dei Principi Normanni” (Castrum Lapidum), abitualmente  denominato “Castello delle Pietre”, che, chiariamo subito, non si vuol vendere (anche perché non è del comune), ma posto come piattaforma proprio di un progetto di finanza.

In questa struttura, monumento nazionale di notevole rilievo storico, artistico ed architettonico, appartenente allo Stato, che “versa in condizioni di grave fatiscenza”, è ubicata, al momento,  la Polizia Stradale.

Gli agenti, guidati dal vicecommissario Ercolano, però, presto o tardi, saranno dislocati, come ha deciso una delibera consiliare del giugno 2014, nell’immobile di piazza Maiella, già sede degli Uffici del Giudice di Pace, operazione per la quale sono stati già predisposti circa 30 mila euro  (destinati a “lavori urgenti e necessari”)

Andiamo con ordine. Abbiamo precisato che il Castello delle Pietre è dello Stato. L’amministrazione Antropoli, però, ha inviato, mesi fa, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, un elenco degli immobili presenti sul territorio che risultavano “di particolare interesse, in ragione del significativo valore storico e culturale […] nonché per  la rilevanza strategica degli stessi ai fini della valorizzazione e dello sviluppo […] dell’economia comunale”: atto che va inserito nelle logiche conseguenze del protocollo d’intesa tra il Mibac e l’Agenzia del Demanio.

Quale la funzione di questo protocollo? Ad individuare le “specifiche modalità attuative” per mettere in grado il municipio di “verificare se sussistano le condizioni affinché parte degli  immobili appartenenti al «patrimonio culturale» statale presenti sul territorio comunale possano  eventualmente rientrare in accordi di valorizzazione, nella prospettiva di un trasferimento a titolo non oneroso al patrimonio comunale”.

Insomma, detta in soldoni, l' ambaradan di scartoffie serviva a far passare il bene dello Stato (nella fattispecie che ci interessa, il Castello delle Pietre), almeno dal punto di vista gestionale, per meglio valorizzarlo, nelle mani del comune “non escludono la possibilità dell’apporto di capitale privato, ai fini della realizzazione delle opere di restauro e riqualificazione funzionale”

Ed è a questo punto che entra in gioco il project financing.

La società Gestitalia,  tutta capuana, ha presentato, nel settembre 2015, un piano, redatto dall’architetto Francesco Di Cecio, di valorizzazione del Castello delle Pietre.

L’azienda è di proprietà per il 50% di Nara Di Cecio (che ricopre la carica di amministratore delegato) e per l’altro restante 50% di Luigi Di Cecio, promotore di un movimento cittadino, Retake, il quale, nei mesi scorsi, è stato vicinissimo alla coalizione del centrosinistra: vicinanza che oggi, invece, sembra annullata.

Ritornando alla proposta, riguardante “un corposo programma di investimenti”, specifichiamo che richiede un intervento complessivo da 1 milione 45 mila 660 euro, di cui “€ 750.000,00 per lavori ed € 295.660,00 per somme a disposizione dell’Amministrazione”

Le spese sostenute per la predisposizione del progetto ammontano a 20 mila euro.

Il proponente “a fronte dell’investimento per la realizzazione del complesso, si impegna a  garantirne la gestione per un periodo pari alla decorso della convenzione”, ovvero 30 anni.

L’idea di Di Cecio è stata ritenuta dal consiglio comunale del 3 dicembre 2015 di pubblico interesse. Il progetto preliminare e gli elaborati annessi sono stati approvati. In quel consesso erano presenti il sindaco Carmine Antropoli, Fernando Brogna, Ugo Carosi, Giuseppe Chillemi, Carmela Del Basso, Antonio Morlando, Carmela Ragozzino, Marco Ricci, Gianfranco Vinciguerra e Pasquale Frattasi che, però,  abbandonò la seduta prima del voto.

L’elaborato dell’architetto capuano sarà posto a base di gara per l’affidamento della concessione. Ad occuparsi di tale procedimento è il dirigente comunale Francesco Greco.

Tutti ‘sti quattrini che il proponente dovrà sborsare come saranno remunerati? Il ritorno dell’investimento dovrebbe essere garantito “dai proventi derivanti dalla gestione del polo di attrazione artistica e culturale, per l’intera durata della  concessione.”

Certo è che fino a quando la Polizia non lascerà il castello non si potrà procedere alla concretizzazione del project. E poi bisognerà vedere quali ditte (formando apposite Ati) decideranno di gareggiare per la realizzazione del piano sviluppato da Di Cecio.

Giuseppe Tallino