AFFARI DI CAMORRA. La variabile Cicciariello nei business già spartiti. La quasi “estorsione” di Schiavone a Zagaria
Era già tutto spartito, organizzato. Le porzioni erano state stabilite, gli affari decisi, eppure, stando a quanto raccontato da Iovine e Panaro, l’intervento di un esponente storico del clan dei Casalesi portò nel sistema un leggere scompiglio, affrontato però con risolutezza da Michele Zagaria.
L’affiliato che attivò il lieve bailamme è Francesco Schiavone, detto Cicciariello. “Ricordo, - ha dichiarato ‘o Ninno alla Dda, nel giugno del 2014, - che pretendeva di avere una quota dei lavori di metanizzazione presso il comune di S.Cirpiano, lavori già chiusi dalla nostra organizzazione… omissis… L’intervento dirompente di ‘Cicciariello’ si realizzò allorquando, dopo che era stata già fatta una ripartizione dei sub appalti tra me, la famiglia Schiavone ‘Sandokan’, Bidognetti e Zagaria, pretese una sua quota personale e a tal fine inviò una lettera quasi estorsiva a Michele Zagaria tramite il fratello, Pasquale Zagaria.”
Cosa era scritto in questa missiva? A svelarlo è sempre Iovine: “In modo arbitrario rispetto agli accordi già raggiunti in precedenza, il Cicciariello, - ha precisato, il collaboratore, nel luglio di 2 anni fa, - chiese a Pasquale Zagaria la somma di 200 mila euro. […] Zagaria ne discusse con me e nonostante le mie perplessità inviò i soldi a Cicciarielllo dicendo che li avrebbe tolti da soldi da dare al Clan”
Fatto indirettamente, almeno per quanto riguarda la cifra, confermato, nel corso di un interrogatorio del 7 maggio 2015, dallo stesso Francesco Schiavone: “…Omissis… Sono stato arrestato nel 1996 e sono stato scarcerato nel 2002 per poi essere arrestato nuovamente nel 2004 e sono tutt’ora detenuto. Sono stato il reggente del Clna dei Casalesi dal 2002 al 2004. All’epoca, - ha affermato Schiavone, - poiché Michele Zagaria e Antonio Iovine non riconoscevano inizialmente la mia leadership, furono da me obbligati a consegnarmi 200 mila euro suddivisi in due quote identiche versate da entrambi, collegate al fatto che mi avevano ‘trascurato’ quando ero stato i carcere. Loro riconobbero questi soldi e versarono le somme dovute. Ricordo in particolare che in quel periodo feci bloccare i lavori aggiudicati alle ditte loro compiacenti. Ho partecipato personalmente a queste azioni intimidatorie. In questo momento non ricordo i nomi di questi imprenditori… omissis…”
Insomma, una sorta di ristoro post detenzione, di desiderio di accedere agli introiti del sistema malavitoso che erano accresciuti.
Sulla vicenda, inoltre, sono state raccolte dalla Dda anche le dichiarazioni di Nicola Panaro, informazioni che percorrono la stessa linea tracciata da ‘o Ninno e da Schiavone: “ […] A Cicciariello non gli interessava i soldi da dove venivano. ‘Tu mi devi mandare 100 mila euro al mese, mandami 100 mila euro’ punto e basta, poi dove li prendeva Michele Zagaria, che Cicciariello utilizzava sempre il discorso ‘voi vi siete fatti la metanizzazione, voi vi state a fare il latte’ non gli interessava più, diceva ‘ a me mandi i soldi…”
Gli inquirenti sostengono di aver chiuso il cerchio investigativo in riferimento a tale episodio grazie all'acquisizioni di alcune missive redatte dall’allora latitante Cicciariello e dirette ad ‘Antonio Ninno’ ed a ‘Michele Z.’.
In uno degli scritti, entrati in possesso dell’antimafia, destinato a Zagaria, era scritto: “Spero che quando ti arrivi questo mio scritto tu stai sulla zona. Michele, visto che io ritorno tra una 40ina di giorni e non posso parlare con nessuno, fammi il piacere di quei soldi della immondizia, la mia parte me li mandi a casa e mi fai dare anche la rimanenza del gas e ti fai dare già da Garofalo la prima rata che abbiamo stabilito assieme, perché io sono rimasto senza soldi”.
Parole certificanti, secondo la Dda, la prova “che la famiglia Schiavone era stata coinvolta nell’affare metanizzazione ed era stata stabilita anche la somma che avrebbe dovuto ricevere. […] La missiva, - ha sostenuto il gip Colucci, nell’ordinanza che portò (nel luglio 2015) a 6 arresti e 14 indagati - non solo confermava come Zagaria fosse, all’interno del clan ritenuto il ‘dominus’ dell’affare metanizzazione, ma dava un importante riscontro alle dichiarazioni di Iovine proprio sulla gestione della vicenda in relazione al comune di S.Cirpriano.”
Gisueppe Tallino
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