CAMORRA & GIOCO. Il business comune del Clan e le attività in proprio di Zagaria. Gli stipendi agli affiliati e i segnali della crisi

Pellegrino Iovine Zagaria Schiavone Bidognetti

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In Terra di lavoro si gioca tanto: si è scommesso molto  negli anni scorsi, quando c’erano congiunture economiche migliori, ed oggi, in un periodo di crisi, ancor di più le persone si affidano alla fortuna, alle slot, ai pronostici sportivi e compagnia cantante per cercare di guadagnar denaro.

I dati parlano chiaro. Nel 2014 Caserta, nel settore delle puntate ippiche, si è piazzata al terzo posto nella classifica delle province.

Riportiamo un'altra interessante statistica:  considerando i centri scommessi autorizzati in base alla popolazione provinciale, in seconda posizione, dopo Napoli, nel 2014, era piazzata Caserta con un punto ogni 2.827.

Con i numeri e le classifiche ci fermiamo qua, ma, se non vi accontentate, vi assicuriamo che la rete è piena di indagini ufficiali in grado di attestare Caserta come una provincia  dove c'è una forte tensione al gioco.

Probabilmente Zagaria non aveva bisogno delle statistiche: percepiva chiaramente, come del resto già avevano fatto  i suoi colleghi boss, le tante opportunità economiche offerte in Terra di lavoro dal mondo scommesse.

“Il clan di Michele Zagaria, - ha raccontato Attilio Pellegrino, uno che di soldi del clan se ne intende, -  ha sempre avuto un forte interesse per il settore delle scommesse e dei videopoker, compresa anche l’attività di scommesse on-line. In questa attività io ho avuto anche un ruolo prioritario subito dopo la mia scarcerazione del luglio 2010, allorquando Michele Zagaria mi convocò e dopo avermi fatto un regalo per consentirmi di andare in vacanza, mi incaricò al mio rientro dalle stesse di prendere contatti con gli esponenti del clan Schiavone e Iovine che gestivano le medesime attività.”

Come un vero amministratore delegato, che lavora per accrescere il capitale della società per cui opera, il boss di Casapesenna attuò delle contromosse per guadagnare più soldi con il gioco.

 “Michele Zagaria infatti, - ha proseguito Pellegrino, - aveva notato che le entrate per il suo clan in questo settore erano diminuite per via del fatto che coloro i quali si occupavano di gestire l’intero settore ( ossia Mario Iavarazzo per il clan Schiavone e Antonio Cecoro per il clan Iovine), pagavano prioritariamente i loro affiliati e in via residuale quelli del clan Zagaria. In quel periodo, ossia nel luglio del 2010, pervenivano al nostro clan dei proventi che venivano detratti dalla cassa comune tenuta con il clan di Schiavone e quello di Iovine. Tuttavia Michele Zagaria, dopo avermi consultato sulla mia disponibilità a gestire in prima persona l’intero affare, mi disse che era arrivato il momento di aumentare le entrate in quanto le spese degli stipendi erano superiori rispetto a quanto Mario Iavarazzo e Antonio Cecoro ci trasmettevano. Ricordo infatti che Michele Zagaria in questo primo colloquio mi diede 35.000 euro di tasca propria da utilizzare per gli stipendi, ma mi disse per il futuro che avrei dovuto reperire delle risorse autonomamente.”

Il fatto che Zagaria sia intervenuto, stando alla ricostruzione del collaboratore, prima, diciamo così, di tasca propria, per far fronte agli stipendi degli affiliati, e poi a diminuire le mensilità, dimostra come, già in quel periodo, il giro di denaro per soddisfare gli appartenenti al clan era leggermente in crisi: “ In quella stessa occasione Michele Zagaria decise di ridurre l’importo degli stipendi a tutti gli affiliati ad eccezione di Francesco Schiavone a cui dava 15.000 mensili, di Francesco Bidognetti a cui pure dava 15.000 tramite Carlo Bianco, di Walter Schiavone a cui dava 10.000 e di Caterino Giuseppe a cui dava 5.000. A tutti gli altri assicurava uno stipendio di 2.500. Tengo a chiarire che tutte queste cifre venivano sempre prese esclusivamente dal fondo derivante dalla raccolta delle scommesse, che era l’unica entrata fissa che il clan dei casalesi aveva. Io accettai l’incarico di Michele Zagaria e per questo dal mese di settembre 2010, cominciai a gestire in prima persona l’intera cassa. Inizialmente convocai Mario Iavarazzo in una villetta di Villa di Briano occupata da un mio lontano parente, Pellegrino Sabino, ed in quella occasione gli spiegai che era giunto il momento di rifare i conti per volere di Michele Zagaria e che bisognava aumentare le quote che ci venivano corrisposte da tutti gli esercenti. Accadeva infatti che costoro avessero la nostra autorizzazione a pubblicizzare ed a gestire il sito Poker On-line.com e Texas.com accanto a quello ufficiale che era il Punto It gestito mediante regolare autorizzazione del Monopolio dello Stato. In pratica gli esercenti raccoglievano le scommesse dirottandole sulle nostre piattaforme e l’incasso veniva  poi a noi distribuito.”

Il business finora raccontato da Pellegrino era trasversale, riguardava tutto il clan: la torta, insomma, doveva essere divisa tra le varie fazioni e l’ex primula rossa aveva agito per ottener una fetta più grossa.

“Oltre a questa attività che Michele Zagaria gestiva insieme agli altri componenti del clan dei Casalesi, il nostro clan, - ha continuato il collaboratore di giustizia, - gestiva direttamente alcune attività legate alla raccolta delle scommesse attraverso proprie macchinette che imponeva presso molti esercizi commerciali, oltreché attraverso alcune sale da gioco che Michele Zagaria stesso disse di aprire. Si trattava da sale da gioco che vennero aperte nel comune di San Marcellino e di Casapesenna la cui conduzione era affidata alla gestione complessiva dei fratelli Garofalo Giovanni e Giuseppe detti i marmulari, nonché del loro cugino detto Peppe o biond all’anagrafe, Diana Giuseppe. Costoro erano i diretti e primi referenti di Michele Zagaria per la raccolta delle scommesse e per la collocazione delle macchinette slot il cui incasso era esclusivamente del clan, ma che non veniva inserito nella cassa del 41 bis  che veniva invece alimentata secondo il sistema di gestione comune con le atre famiglie casalesi. Sono in grado quindi, - ha specificato Pellegrino, - di riferire in ordine a tali fatti dal 2010 alla data di cattura di Michele Zagaria in quanto ho gestito direttamente la cassa proveniente da questa attività che mi veniva consegnata direttamente dai tre personaggi di cui ho parlato prima ( Garofalo Giovanni, Giuseppe e Diana Giuseppe ), ma sono in grado di parlare anche della gestione precedente che era sempre rimessa ai fratelli Garofalo i quali detenevano anche la cassa delle attività….omissis…”

Giuseppe Tallino