Trasporto di armi, incontri per decidere gli investimenti del Clan e le indicazioni dei cantieri. Ecco le rivelazioni dei pentiti
“Pasquale Fontana è cugino di primo grado di Michele Zagaria […] Con lui ha sempre avuto un ottimo rapporto ed ha partecipato in tutto agli esiti del Clan. […] E’ un imprenditore che si occupa di movimento terra insieme al fratello Carmine.” Lo descrive così, Massimiliano Caterino ‘o Mastrone, nelle sue dichiarazioni rese, da pentito, all’antimafia di Napoli.
Fontana è accusato di 416 bis, insieme a Nicola Del Villano, “per aver partecipato, - secondo la tesi della Dda - nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio rapporto, ad una associazione di tipo camorristico denominata clan dei Casalesi, promossa diretta ed organizzata da Michele Zagaria”
Ma nel dettaglio, qual sarebbe stata la funzione di Fontana e Del Villano nell'organizzazione mafiosa?
Inoltre Fontana, detto ‘o russo’, “indicava, - è scritto testualmente nell’atto firmato dal gip Egle Pilla, - i luoghi e gli abietti commerciali ove intervenire con massicci investimenti, designando talune persone come formali gestori delle attività commerciali a lui riconducibili, con le quali assicurare al clan continui e consistenti proventi economici”.
A parlare di Pasquale Fontana, però, non è stato solamente ‘o Mastrone. Pure Attilio Pellegrino, ex cassiere del gruppo Zagaria, infatti, ha raccontato dell’indagato alla Dda.
“ […] Ci informava dei cantieri che erano aperti sui territori di nostra competenza […] affinché poi egli somministrasse […] il calcestruzzo alle imprese che avevano aperto quei cantieri. Fontana, - ha affermato il collaboratore nell'aprile scorso, - si occupava di trasporto e produzione di calcestruzzo in un deposito di Casapesenna ubicato sulla strada provinciale che conduce da Casapenna a Villa Literno. […] Michele Zagaria mi disse che non bisognava andare da parte nostra direttamente a casa di Pasquale Fontana per comunicargli presso quale impresa doveva portare il calcestruzzo, bensì dovevamo fare sempre riferimento a Michele Fontana che poi avrebbe provveduto a comunicarlo […] a Pasquale.”
Nei suoi narrati, Pellegrino fornisce pure altri dettagli, logicamente da verificare, che dimostrerebbero, secondo l’accusa, la contiguità di Fontana al Clan.
“Pasquale Fontana, - ha aggiunto il collaboratore, - effettuava in questo stesso periodo, ovvero dal 2002 al 2004, a richiesta di Michele Fontana ‘o sceriffo’ trasporti e spostamenti di armi appartenenti al Clan, che poteva occultare senza destare sospetti a bordo dei propri furgoni aziendali. […] Ricordo in particolare che in un’occasione Michele Fontana gli disse di prelevare u fucile mitragliatore Kalashnikov da una certa signora Celesta o Primavera […]”.
Pellegrino fu arrestato nel 2004, e nel periodo di detenzione ha dichiarato di essere stato anche “co-detenuto” con “Pasquale Fontana presso la Casa Circondariale di S.Maria C.V. reparto Tamigi”.
L’ex cassiere di camorra ha precisato, poi, che da uomo libero si sarebbe incontrato con Fontana nel 2012. “Fu lui a cercarmi, tanto che si portò presso la mia abitazione di Villa di Briano […] per dirmi che egli era sempre a disposizione del Clan e che non era cambiato nulla, anche dopo la sua detenzione. E aggiunse che nonostante la cattura di Michele Zagaria di fatto non era cambiato nulla […] il clan sopravviveva e lui sarebbe stato disposto a svolgere anche altri ruoli […] non più limitati alla sola indicazione dei cantieri e dei lavori ove poi avrebbe fornito il calcestruzzo.”
E quale sarebbe stato questo nuovo ruolo di Fontana? “Si occupava, - ha chiarito il pentito, - di raccogliere talvolta i soldi proveniente dalle slotmachines e dal poker online e li portava a Filippo Capaldo, affinché preparasse poi gli stipendi agli affiliati”.
Giuseppe Tallino
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