Michele Zagaria, il boss che condiziona la politica casertana: parola di Dia

Zagaria

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Le mafie non sono conservative: non lo sono perché comprendono, con ampio anticipo, le opportune modalità ed il tempo utile per mutare pelle, per adeguarsi alle trasformazioni sociali.

Le mafie sono emancipate, capaci di lavorare in contemporanea su due fronti solo apparentemente contrastanti: da un lato proteggono, con fatica, da decenni, la propria genetica malavitosa (fatta di radici burbere, storia omertosa, ferocia ed egoismo), dall’altro abbracciano un progressismo (di facciata) che consente loro di interfacciarsi con qualsiasi ambiente (dalla zappa alla cravatta).

Che tra le tante fazioni criminale di Terra di lavoro, proprio in materia di emancipazione, trasversalità e scaltrezza criminale, almeno negli ultimi anni, il gruppo Zagaria avesse mostrato di avere una marcia in più, è qualcosa che abbiamo scritto e riscritto (CLICCA QUI PER LEGGERE).

Stavolta, però, ad evidenziare il particolare attivismo di tale organizzazione, retta dal boss di Casapesenna, Michele Zagaria (CLICCA QUI), in carcere dal 2011, è stata la Dia nella seconda relazione semestrale del 2015, consegnata al Parlamento il mese scorso.

Osservare in corso d’opera l’incredibile successione delle operazione coordinate dalla Dda di Napoli, che, negli ultimi anni, hanno interessato la provincia di Caserta, rischia di far passare in sordina un messaggio profondo e agghiacciante, evidenziato, invece,  proprio dalla Divisione Investigativa Antimafia, nella sua analisi, in modo chiaro.

“Le indagini concluse nel semestre confermano, ancora una volta, l’interesse dei Casalesi, in particolare della fazione Zagaria, a condizionare l’andamento della Pubblica amministrazione”. E questa è una pietra miliare che non lascia spazio ad equivoci, una considerazione, da connettere alla mutevolezza della mafie (esposta ad inizio articolo), da spiattellare in faccia a tutta la sorda politica casertana, una politica ancora incapace di fornire una risposta netta alle commistioni mafiose registrate dalla Procura partenopea.

I componenti della politica buona devono unirsi ed isolare le ambiguità di chi ha amministrato o amministra sguazzando nel grigio, di chi non prende le distanze da personaggi border-line, da chi si rifugia in un garantismo ormai abusato, sventrato dai fatti di cronaca.

Le mafia, nella politica di Terra di Lavoro, hanno rappresentato (rappresentano?) una realtà (CLICCA QUI PER LEGGERE).