La guerra fredda tra Schiavone ed il boss di Casapesenna: «Volevamo allontanare Madonna da Zagaria e legarlo a noi»
C’è stato un dissapore latente, duraturo, tra il primogenito di Francesco Sandokan Schiavone, Nicola, e Michele Zagaria: un astio forte, che, però, non è mai sfociato in uno scontro ufficiale.
Probabilmente una lotta viva, magari armata, tra queste due fazioni avrebbe determinato conseguenze gravissime (in termini di vite e di affari) per l’organizzazione mafiosa: forse proprio la previsione di uno scenario tragico, anzi, apocalittico, in caso di guerra dichiarata, ha contribuito ad impedire una battaglia aperta tra i due boss.
Ad ogni modo, nonostante l’assenza di un conflitto bandito, è innegabile la repulsione tra Nicola Schiavone ed il boss di Casapesanna, un’animosità (ripetiamo) silente, sottesa, che ha comunque prodotto effetti rischiosi sulla tenuta del clan dei Casalesi.
Non è una nostra considerazione. Non sono nostre deduzioni. A raccontare il clima di avversione trai i due pezzi da 90 dell’organizzazione, negli anni in cui entrambi non erano in carcere, sono stati i collaboratori di giustizia, persone che conoscono la camorra non attraverso le carte giudiziarie, ma per esperienza diretta.
Grazie ad altre dichiarazioni di pentiti, contenute nella recente ordinanza firmata dal gip Di Palma, incentrata sull’inchiesta Chronos, oggi, possiamo ulteriormente caratterizzare lo scontro tra Zagaria e Schiavone.
“Ricordo, - ha dichiarato Roberto Vargas nel dicembre 2013, - che Nicola SCHIAVONE mi disse nel 2005/2006, allorquando mio fratello Pasquale Giovanni VARGAS era latitante, che dovevamo contattare Franco MADONNA, cugino di mio cugino Nicola MADONNA (figlio di MADONNA Menotti, diverso dal MADONNA Nicola fratello di Franco ndr) in quanto lo stesso aveva rapporti privilegiati con la famiglia ZAGARIA relativamente ai lavori pubblici sulla provincia di Caserta attraverso Pasquale ZAGARIA; mi disse in particolare che il Madonna e Zagaria facevano affari insieme. Poiché Nicola SCHIAVONE non tollerava questo rapporto privilegiato ordinò a mio fratello alla mia presenza di organizzare un incontro con Franco MADONNA, poiché eravamo quasi parenti.”
“Ricordo, - ha proseguito il pentito, - che mio fratello era latitante, l’appuntamento fu svolto a casa di mio fratello Michelangelo VARGAS, che mi diede le chiavi e si allontanò, arrivò mio fratello Pasquale in compagnia di Luigi MERCADANTE altro nostro affiliato, io mi recai da Franco MADONNA presso la sua abitazione posta in Casal di Principe […] Incontrai Franco MADONNA e gli dissi che mio fratello Pasquale voleva incontrarlo, il MADONNA ben a conoscenza della latitanza di Pasquale acconsentì all’incontro. Giunti a casa di mio fratello Michelangelo, io e Franco MADONNA, dove era ad attenderci Pasquale mio fratello. Ricordo che Pasquale era armato in quella occasione con una pistola e di un fucile mitragliatore, mentre il MERCADANTE era di vedetta per evitare incursioni di forze dell’ordine.”
“Giunti nell’ufficio di Michelangelo, - ha continuato il collaboratore, - Franco MADONNA nel salutare mio fratello Pasquale allungandogli la mano, mio fratello immediatamente lo minacciò di morte con la mitraglietta qualora per il giorno successivo non avesse consegnato duecentocinquantamila euro; il MADONNA impaurito e perplesso e disse che eravamo parenti e non capiva il motivo della minaccia di morte. Pasquale rispose che durante i suoi sette anni di carcere patiti non aveva mai visto arrivare nessun pensiero da parte di MADONNA.”
“Io, - ha chiarito Vargas, - secondo quanto stabilito da mio fratello Pasquale, riaccompagnai a casa il MADONNA il quale durante il viaggio mi disse che in cassaforte aveva la disponibilità di soli centomila euro, ma io gli ribadii che doveva pagare la somma stabilita da mio fratello Pasquale. Ci demmo appuntamento per il giorno seguente per il ritiro della somma stabilita, tornai da Pasquale, mio fratello, che mi disse di avvisare Nicola SCHIAVONE che tutto era andato secondo i piani, io e MERCADANTE riaccompagnammo Pasquale VARGAS presso la zona ‘PONTA ROCE’ di Casale, successivamente riferii a Nicola SCHIAVONE che tutto era andato secondo i piani. Il giorno seguente mi incontrai con Nicola SCHIAVONE il quale mi riferì di non andare a casa di Franco MADONNA, poiché tramite il consigliere comunale di Casal di Principe che si chiama Erminio SCHIAVONE, cugino di Nicola e cognato di Franco MADONNA si era aggiustata la situazione e a seguito di un colloquio scaturito da un incontro organizzato da Erminio SCHIAVONE il MADONNA Franco si impegnava da quel momento in poi a fare solo riferimento alla famiglia SCHIAVONE e dunque rientrava nei ranghi della famiglia. Il Franco MADONNA aveva con la sua presenza, una iscrizione molto alta e poteva concorrere a gare di appalto di elevato valore e pertanto Nicola SCHIAVONE come da lui riferitomi, aveva interesse a fargli accaparrare appalti per poterlo utilizzare come prestanome con la sua ditta, così come riferitomi da Nicola SCHIAVONE; sempre Nicola Schiavone mi disse che con l’intervento mio e dì mio fratello e l’incontro avuto direttamente per il tramite di SCHIAVONE Erminio il Franco MADONNA si era impegnato a essere a disposizione della famiglia SCHIAVONE per ogni esigenza. Ricordo che dopo l’incontro Nicola SCHIAVONE ci disse che Franco MADONNA era diventato da quel momento ‘COSA NOSTRA’; lo Schiavone ci diede in regalo a me e a mio fratello Pasquale, una rilevante somma in assegni che io feci cambiare dallo stesso Franco MADONNA.”
Il racconto del pentito è forte: il figlio di ‘Sandokan’, stando al narrato del collaboratore, si è mosso come un abile direttore sportivo di una squadra di vertice, disposto a tutto per accaparrarsi i servigi di un giocatore di alto livello, nella fattispecie un imprenditore edile, che stava militando in un’altra squadra. Questa mossa, qualora i giudice dimostrassero la veridicità delle dichiarazioni di Vargas, arrecava un duplice beneficio nella fazione Schiavone: indebolire il gruppo ritenuto avversario (con tutte le sfumature del caso), guidato da Zagaria, e rafforzare le proprie finanze annettendo tra le sue linee un nuovo uomo d’affari capace di intercettare gare milionarie.
Altri togati, nei prossimi mesi, valuteranno questo racconto. Per il momento aggiungiamo che alle parole di Roberto Vargas, fanno eco quelle di Pasquale Vargas.
“Vargas Michelangelo, - ha rivelato il pentito nel gennaio del 2014, - è mio fratello ed abita in Casal di Principe […]. Mi sono recato presso l’abitazione di mio fratello Michelangelo durante la mia latitanza per minacciare tale Franco MADONNA, detto Francuccio, che è il figlio di MADONNA Mario; Franco MADONNA è cugino di mio cugino che si chiama MADONNA Michelangelo […].”
“MADONNA Franco, - ha proseguito il collaboratore, - è stato sempre un imprenditore così come il padre MADONNA Mario. […] L’incontro con Schiavone avvenne poco prima dell’episodio della minaccia a MADONNA Franco di cui parlerò. Mi incontrai con Schiavone Nicola a Casal di Principe e nel corso di quell’incontro, tra l’altro, Schiavone Nicola mi disse che Madonna Franco stava indirizzando molti imprenditori che dovevano pagare l’estorsione e da Michele ZAGARIA. In sostanza, il MADONNA Franco indicava agli imprenditori sottoposti a richieste estorsive il nome di ZAGARIA Michele quale persona cui rivolgersi per chiudere l’estorsione. Tutto ciò comportava un danno per gli Schiavone, in quanto ZAGARIA Michele gestiva quei soldi favorendo solo alcuni affiliati, così determinando una sorta di selezione che penalizzava proprio la famiglia SCHIAVONE. Schiavone Nicola mi chiese di intervenire affinché MADONNA Franco smettesse di comportarsi in quel modo.”
“Quando incontrai SCHIAVONE Nicola, - ha aggiunto Vargas, - io conoscevo MADONNA Franco, che sapevo essere un imprenditore e di cui sapevo anche essere legato alla famiglia ZAGARIA ed, in particolare, ZAGARIA Pasquale e mi sembra che abbia fatto da compare ad un figlio di ZAGARIA Pasquale. Sono certo che ci sia un rapporto di comparato da ZAGARIA Pasquale e MADONNA Franco. […] Io personalmente non ho mai avuto rapporti camorristici con MADONNA Franco, ne senso che nulla posso dire personalmente di relazioni del predetto con il clan. Ovviamente, ribadisco gli intensi rapporti che MADONNA Franco aveva con ZAGARIA Pasquale e quindi con la famiglia ZAGARIA. Ovviamente non so riferirvi dei contenuti dei rapporti del MADONNA con i ZAGARIA; certamente SCHIAVONE Nicola mi disse che MADONNA Franco indirizzava gli imprenditori da ZAGARIA Michele per chiudere le estorsioni. Schiavone Nicola mi disse che il mio compito era quello di indurre MADONNA Franco a non indirizzare più gli imprenditori da ZAGARIA e anzi lo stesso MADONNA Franco doveva rompere i rapporti con ZAGARIA.”
“Certamente ZAGARIA Pasquale e MADONNA Franco, - ha confermato, poi, l’ex camorrista, - avevano ottimi rapporti. Io stesso li vedevo spesso insieme e lo stesso ZAGARIA Pasquale mi riferiva di avere ottimi rapporti con MADONNA Franco. Non sono però in grado di dire se hanno fatto lavori insieme. […] Quando incontrai Schiavone Nicola, il punto di mira dello Schiavone era MADONNA Franco di Mario. MADONNA Franco ha a sua volta un fratello che si chiama Nicola che è il socio di MADONNA Franco. In sostanza, MADONNA Franco e MADONNA Nicola sono fratelli ed entrambi imprenditori. Diverso dal MADONNA Nicola, fratello di Franco è il MADONNA Nicola di Menotti, che quindi non c’entra nulla con il MADONNA Nicola di Mario. […] So che MADONNA Franco e Nicola di Mario hanno uffici in comune nella zona del campo sportivo di Casal di Principe; si tratta della strada che porta verso Santa Maria La Fossa e verso San Tammaro.”
Pasquale Vargas ha raccontato alla Dda anche l’organizzazione dell’incontro con Madonna da mettere in piedi per assolvere il presunto compito affidatogli dal figlio di ‘Sandokan’.
“Per dare seguito all’incarico che mi aveva dato SCHIAVONE Nicola, pensai di organizzare un incontro con MADONNA Franco presso l’abitazione di mio fratello Michelangelo. Incaricai mio fratello Roberto e MERCADANTE Luigi di recuperare una pistola ed un mitra di mia pertinenza. Incaricai mio fratello Roberto di prelevare MADONNA Franco e portarlo a casa di Michelangelo, ove io giunsi accompagnato da MERCADANTE Luigi. […] Ricordo che l’incontro con MADONNA Franco avvenne nel pomeriggio e, come detto, circa uno o due mesi prima dell’arresto di MERCADANTE. Io e Luigi arrivammo per primi e dopo un poco mio fratello con MADONNA Franco. Mio fratello e Luigi MERCADANTE ci lasciarono soli nell’ufficio di mio fratello Michelangelo. Eravamo quindi in tale ufficio io e MADONNA Franco. appena rimasti soli, io ingiunsi a Franco MADONNA di portarmi il giorno dopo la somma di 500 mila euro. Il MADONNA mi chiese a che titolo dovesse darmi questi soldi ed io a quel punto lo insultai intimandogli di non permettersi mai più di inviare gli imprenditori da Michele ZAGARIA. Il MADONNA Franco, a quanto punto, mi disse di ricordarmi che eravamo parenti ed io, a quel punto, gli contestai che non mi aveva mai mandato nulla e che quindi doveva consegnarmi la somma richiesta il giorno dopo. Ricordo che gli puntai il mitra e che fui quasi tentato di colpirlo, utilizzando come corpo contundente l’arma, alla testa. Mi trattenni e gli dissi di andare via, altrimenti lo avrei ucciso subito. Mio fratello lo riaccompagnò e io subito andai via da quella casa perché ero latitante e temevo. Voglio dirle che io fui così risoluto, anche perché volevo innescare la reazione del gruppo ZAGARIA, in modo tale che noi poi avremmo immediatamente agito. Io a Nicola SCHIAVONE avevo detto che volevo rompere gli indugi con il gruppo ZAGARIA e che volevo chiamare tutti gli imprenditori referenti della fazione ZAGARIA e, a prescindere da lavori in corso o meno, chiedere ad ognuno di loro 500 mila euro. In sostanza io volevo la contrapposizione con Michele ZAGARIA, ma SCHIAVONE Nicola mi disse di andare piano.”
“[…] Tale incontro,- ha affermato Vargas, - avvenne poco tempo prima, forse meno di una mese, dall’arresto di MERCADANTE Luigi, che era colui che in quel periodo mia accompagnava negli spostamenti. Ricordo che il MERCADANTE Luigi fu arrestato per le vicende relative ai supermercati Super Alvi. Voglio precisare che nel periodo in cui incontrai MADONNA Franco io ero appoggiato a Casal di Principe presso l’abitazione del fratello di Massimo detto Sgrigno o forse Sgrigno proprio di cognome. Per meglio comprendere, posso dire che tale Massimo Sgrigno, presso il cui fratello mi appoggiavo a Casale, era stato ucciso nel 1999 mi pare sulla superstrada di Villa Literno.”
“Dopo qualche giorno dall’incontro con MADONNA Franco, - ha dichiarato il pentito, - venne da me mio fratello Roberto, anzi ricordo che Roberto venne a me il pomeriggio successivo. Mi disse Roberto che MADONNA Franco aveva incontrato Schiavone Nicola. Mi disse mio fratello che MADONNA Franco aveva dapprima inviato a Schiavone Nicola la notizia che era disposto a pagare 300 mila euro e poi si incontrò direttamente con Schiavone Nicola. Tutto ciò era avvenuto il giorno dopo della mio convocazione del MADONNA Franco e ciò si spiega con il fatto che io avevo detto al MADONNA Franco che il giorno dopo doveva mandarmi i soldi. Mio fratello mi disse che Nicola aveva incontrato Franco Madonna dicendo che l’imprenditore non doveva pagare nulla, ma che da quel momento il Madonna doveva essere a diposizione della famiglia Schiavone. Nicola disse testualmente a MADONNA Franco che da quel momento lui doveva essere a disposizione degli Schiavone e gli schiavone erano a sua disposizione e che da quel momento il MADONNA doveva indirizzare gli imprenditori a Casal e non più a Casapesenna. Alla richiesta del MADONNA franco rivolta la Nicola di come dovesse regolarsi con me, Schiavone Nicola gli disse che ci avrebbe pensato lui. Nicola disse a MADONNA Franco che se la sarebbe vista lui con me e che MADONNA Franco non doveva cacciare nulla. Infatti, Nicola mi inviò direttamente 11.000 euro, tramite mio fratello Roberto, ed altri 10.000 euro li mandò a casa di MERCADANTE Luigi, che nel frattempo era stato arrestato.”
“Voglio precisare meglio i fatti e le date: dopo l’incontro tra me e Franco MADONNA, - ha puntualizzato Vargas, - avvenne quello tra Nicola e Franco che mi fu raccontato da mio fratello Roberto. Da mio fratello Roberto e da MERCADANTE Luigi seppi che Nicola SCHIAVONE aveva detto che mi avrebbe mandato lui 21.000 euro. Tali soldi mi furono consegnati solo dopo, precisamente dopo l’arresto di MERCADANTE. Ricordo infatti che quando Roberto mi porto gli 11.000 euro, mi disse che Nicola Schiavone aveva detto che i residui 10.000 gli aveva lui stesso inviati alla moglie di MERCADANTE Luigi che era stato arrestato”.
La strategia di Schiavone non era quella di estorcere tanto denaro all’imprenditore di Casal di Principe. “La richiesta di 500.000 euro, - ha spiegato, infatti, l’ex affiliato, - era solo una provocazione. Il nostro obbiettivo era quello di allontanare MADONNA Franco dalla famiglia ZAGARIA e legarlo a noi. Tant’è vero che i 21.000 euro furono un pensiero di SCHIAVONE Nicola a me e a MERCADANTE per il recupero dell’imprenditore che avevamo fatto. […] Il recupero non era il recupero di una vittima di estorsione, perché altrimenti ci saremmo presi i soldi da MADONNA Franco. L’obbiettivo di Nicola SCHIAVONE e quindi mio era quello di legare l’imprenditore MADONNA Franco al nostro gruppo e non quello di fare un’estorsione. […] Dopo questa vicenda, certamente MADONNA Franco non è andato a Casapesenna. So solo per certo che da quel momento MADONNA Franco ha avuto rapporti stretti con SCHIAVONE Nicola, come mi ha detto SCHIAVONE Nicola e mio fratello Roberto.”
Al disegno tracciato nel nostro articolo, incentrato sui dissapori tra il figlio di ‘Sandokan’ e Zagaria, vanno aggiunte anche le spinte che sottoposti indirizzavano a Nicola Schiavone per innescare uno scontro reale con il boss di Casapesenna (come Vargas: "Io volevo la contrapposizione con Michele ZAGARIA"). Spinte che però il primogenito del leader post-bardelliniano ha quasi sempre respinto, preferendo evitare un conflitto dal potenziale catastrofico.
Giuseppe Tallino
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