CAMORRA E ASTE DESERTE. «E’ un odioso costume diffuso». Le presunte richieste di Rocco e Attimo ai Morico e l’intervento di Del Villano

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La tesi della Dda di Napoli, convalidata, al momento, dal giudice Egle Pilla, che accusa Gianni Morico di essere “stabilmente legato al clan dei Casalesi” emergerebbe, secondo il gip “grazie alle convergenti dichiarazioni” dei pentiti (CLICCA QUI PER LEGGERLE) e grazie anche ad alcune “rilevanti intercettazioni ambientali”.

Insomma, collaboratori ed intercettazioni.  E proprio da una intercettazione emerge una vicenda intricata, riguardante una  “procedura di esecuzione immobiliare”, nella quale, stando alle accuse della Procura partenopea, ci sarebbe stato un “intervento del Clan”  proprio in favore dell’imprenditore grazzanisano trapiantato a S.Maria.

“I fatti – scrive il giudice, - traggono origine dall’ascolto della conversazione ambientale del 9 luglio 2014. […] Morico chiede l’intervento di Del Villano a tutela del padre che gli aveva raccontato di essere stato oggetto di richieste di denaro da parte di due soggetti, successivamente identificati in tali Salvatore Rocco e Giovanni Attimo, che la polizia giudiziaria individua come soggetti  legati ad ambienti criminali e che risultano soci di fatto di un fratello di Gianni Morico, ossia Vincenzo Morico”.

In base alla ricostruzione dell’antimafia, “in occasione dello svolgimento di varie aste pubbliche, finalizzate alla vendita di immobili di famiglia, sarebbero stati richiesti ai Morico 60 mila euro al solo fine di impedire che eventuali offerenti potessero partecipare all’asta”

La quasi ciclicità delle dinamiche di questo presunto meccanismo, individuato dalla Dda, sono state cristallizzate in modo netto dal giudice Pilla. “E’ un odioso costume diffuso nel territorio campano: una vera e propria obbligazione di facere che il debitore esecutato richiede al clan dei Casale per impedire che dei potenziali acquirenti possano acquistare, ad un prezzo molto vantaggioso, dei beni finiti all’asta”.

Ma da questo intervento, l’organizzazione mafiosa cosa ne trarrebbe? “Il Clan, - spiega la dottoressa Pilla, - richiede una commissione, generalmente commisurata all'importo dei beni che in questo modo il debitore esecutato impedisce siano venduti”.

In altre conversazione captate dagli inquirenti “Del Villano, chiamato in causa dal Morico, appare già a conoscenza dei fatti e manifesta evidente sdegno evocando il dominio del clan dei Casalesi sul territorio. […] In altre parole Del Villano è profondamente contrariato per il fatto che qualcuno abbia osato richiedere denaro a loro”

Il Gico, logicamente, non si è fermato all’ascolto di quelle intercettazioni, ma ha eseguito vari accertamenti per verificare “la effettiva sussistenza dell’asta”. Ed infatti, alcuni beni immobili “erano stati sottoposti a procedura espropriativa ed in seguito messi all’asta”.  Ma le tre date per l’esecuzione dell’incanto vanno deserte.

I nomi di Rocco e Attimo, infine, ritornano pure in un’altra ambientale, dell’ottobre 2014, nella quale Luigi Ammutinato, “dialogando con un uomo allo stato ignoto, mostra la visura camerale della società ‘Pane & Delizie Srl’ e fa menzione dei due soci, Salvatore Rocco e Monica Politelli, moglie di ‘Giovanni (in realtà convincete) quello con il baffetto”.

Giuseppe Tallino