CAMORRA & SLOT. La gestione delle macchinette, “da Schiavone a Zagaria” e la funzionalità nel Clan

Nicola Schiavone

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Un continuo passaggio di consegne, dovuto, il più delle volte, agli arresti e alla riorganizzazione della struttura camorristica.

Il business delle macchinette, così come lo ha raccontato il pentito Massimiliano Caterino, è passato dalle mani degli Schiavone a quelle di di Zagari,  per poi ritornare, dal 2011, nelle disponibilità degli eredi del capoclan ‘Sandokan’.

“Fino a quando io sono stato arrestato nel 2006 il settore delle macchinette slot, - ha dichiarato ‘o Mastrone, nel dicembre 2014, -  era gestito da Peppinotto CATERINO  detto “tre bastoni”, in collegamento con i fratelli GRASSO di Napoli con i quali vantava un rapporto diretto e privilegiato. Lo stesso CATERINO Giuseppe si avvaleva di BASCO Oreste detto “Pagliarone” e          detto “carro attrezzi” i quali provvedevano a distribuire la macchinette sul territorio di nostra competenza e a trasmettere il ricavato dell’attività che era destinato  al pagamento  degli stipendi per i detenuti al 41 bis. Dopo la mia scarcerazione, avvenuta nel marzo del 2009, seppi che la gestione era stata affidata a Nicola SCHIAVONE e solo dopo il suo arresto avvenuto nel giugno 2010, qualche mese dopo l’arresto di BASCO Oreste e PAGANO Pasquale, fui avvicinato da Nicola SALZILLO, padre di Ciro SALZILLO, che a sua volta era DI CATERINO Massimo detto il “rosso”  nella gestione di una piattaforma on line per le scommesse ed i giochi.

Abbiamo già scritto del mondo del gioco, in relazione ai sistemi di camorra, riportando le parole del collaboratore Pellegrino (CLICCA QUI PER LEGGERLO). La testimonianza di Caterino aggiunge agli affari con le macchinette un'altra caratteristica: il business delle slot non aveva una generale funzione di entrata economica, ma, come leggerete, stando al racconto del collaboratore, aveva una competenza specifica: contribuiva in maniera massiccia al sostegno dei carcerati per camorra. Insomma, nell'ottica della mafia casertana, quasi un ruolo 'sociale'.

“In sostanza, - ha proseguito Caterino, -  SALZILLO Nicola mi chiese di mediare un appuntamento fra ZAGARIA Michele e suo figlio Ciro ed il socio DI CATERINO Massimo; pertanto attraverso GAROFALO Giovanni e BIANCO Carlo coinvolsi direttamente Michele ZAGARIA il quale, sempre tramite lo stesso GAROFALO Giovanni mi fece sapere che nel caso in cui SALZILLO Ciro e DI CATERINO Massimo avessero voluto continuare a gestire la piattaforma, avrebbero dovuto versare la somma di 100.000 euro, successivamente mediata in 65.000 euro, esclusivamente destinata ai detenuti del 41 bis di tutto il clan dei Casalesi.”

“Concluso l’accordo, - ha aggiunto il pentito, - assunsi in prima persona il compito di riscuotere mensilmente tale cifra dai SALZILLO i quali provvedevano a versarmela in contanti o presso l’abitazione di Nicola SALZILLO, sita in San Cipriano di Aversa e da me riconosciuta in un sopralluogo, ovvero per il tramite del suo ragioniere, di cui non conosco il nome ma che ho già riconosciuto in fotografia in un precedente interrogatorio. Questa gestione è durata sino alla fine del mese dicembre 2011 allorquando, dopo la cattura di Michele ZAGARIA, ricevetti personalmente l’ultimo rateo mensile che passai nelle mani di Attilio PELLEGRINO. Dal dicembre 2011, la gestione di questo settore è passata nelle mani della famiglia SCHIAVONE e precisamente Carmine SCHIAVONE e Giuseppe DEL VECCHIO detto ‘mandarino’.”

G.T.