CAMORRA & POLITICA. «Restina mi disse che Zagaria a casa era esigente, metodico». Pellegrino si canta le informazioni di Garofalo

Il sindaco di Casapesenna  ( Caserta) Fortunato Zagaria tra gli arrestati nell'operazione della Dia di Napoli.
Il sindaco e'  omonimo ma non parente del boss della camorra Michele.
ANSA / FACEBOOK ( GRUPPO DI SOSTEGNO A CANDIDATURA A SINDACO)

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E’ l'ex cassiere del clan, Attilio Pellegrino, a testimoniare, questa mattina, nel processo a carico del boss di Caspesenna, Michele Zagaria, Luigi Amato e Fortunato Zagaria, per le presunte minacce fatte all’ex primo cittadino Giovanni Zara (CLICCA QUI PER LEGGERE).

Pellegrino, originario di Villa di Briano, stando a quanto emerso dall’odierna udienza, aveva poca conoscenze diretta della situazione politica e criminale a Casapesenna: l’unica sua fonte, infatti, delle circostanze che ha esposto in aula, sarebbe stata Giovanni Garofalo.

"Mi interfacciavo con lui, - ha dichiarato il pentito, in video collegamento da un sito protetto - quasi tutti i giorni per ricevere direttive da Michele Zagaria".

L'ex affiliato, interrogato dal pm Giordano, ha raccontato, nel corso dell’esame, anche l'ormai noto sistema-citofoni attraverso il quale il boss comunicava ai suoi sodali.

"Il clan, - ha proseguito Pellegrino, - aveva rapporti con imprenditori e politici, sia con il sindaco di Trentola, sia con il sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria. (...) Garofalo mi disse che stavano tentando di far cadere l'amministrazione (guidata da Giovanni Zara ndr) per far ritornare la vecchia amministrazione. (...) Garofalo, - ha aggiunto Pellegrino, - mi disse anche di dover dare una mano alle elezioni perché lui (Fortunato Zagaria ndr) ci poteva aiutare a mascherare il sistema dei citofoni. Il sindaco che c'era (Zara ndr), invece, non si metteva a disposizione"

L’ex camorrista di Villa di Briano ha risposto anche alle domande del magistrato antimafia sui suoi rapporti con Generoso Restina. "Quando iniziò ad ospitare Michele Zagaria, - ha precisato il collaboratore, - interrompemmo, per cautela, la nostra amicizia. [...] Poi decise di non ospitare più Zagaria. Mi raccontava che era esigente, metodico. Non potevano uscire sempre, bisognava fare la spesa ogni giorno”.

Inevitabili le domande di accusa e difesa (formata dagli avvocati Stellato, Trofino e Raucci) al pentito sul proprio gesto, che ha fatto cronaca, realizzato già da pentito, mentre era ai domiciliari in località protetta.

"Arrivai a Villa di Briano e litigai con alcuni miei familiari. Usai delle armi. Sono stato accusato di lesioni e condannato, - ha concluso il pentito, - a 6 anni di reclusione".

Giuseppe Tallino