CAMORRA & MICROSPIE. L’antispionaggio estremo quando si “ospitava” Zagaria
La lotta alla camorra, condotta dallo Stato, è una guerra lunga, snervante, dura. Le forze dell’ordine e i magistrati scendono in campo con i propri mezzi, che adoperano secondo legge. E i clan si difendono, usando i propri stratagemmi, senza norme, per tutelare ed alimentare i loschi affari.
In questa scontro, ad avere un’eccezionale valenza investigativa sono state (sono e saranno) le attività di intercettazioni, telefoniche ed ambientali.
Se gli inquirenti non avessero avuto cimici e la capacità di mettere telefoni sotto-controllo, probabilmente, la maggior parte delle operazioni che hanno condotto ad arresti e condanne non si sarebbero mai realizzate.
La mafia casertana è conscia della centralità nell'azione inquisitiva di questi sistemi, quindi, per sopravvivere si è regolata di conseguenza, prendendo attente contromisure.
A raccontare curiosi episodi di anti-spionaggio, adottati dal clan, finiti nelle carte giudiziarie, è stato l’ex affiliato Salvatore Laiso.
“ ….Omissis… effettivamente, - ha dichiarato il pentito ai magistrati della Dda, - ho avuto nella mia disponibilità che rilevava le microspie e quest’apparecchiatura l’ho avuta da Cassandra Luigi, e quest’ultimo mi disse di non perderla in quanto gli era stata portata insieme ad altre due apparecchiature, attraverso alcuni ragazzi, da Michele Zagaria.”
“Grazie all'apparecchiatura rilevatrice di microspie, - ha proseguito il collaboratore, - ho trovato una microspia all’interno di una macchina nella mia disponibilità, una fiat Panda, anche grazie a ….omissis…, dal quale portai l’autovettura e smontando il sottotetto interno della macchina, precisamente sotto la lampadina, ho rilevato la microspia. Di conseguenza diedi la macchina in uso a mia moglie e poi l’ho venduta a tale Pellegrino Michele e a sua volta l’ha venduta a un concessionario di Cesa a nome di Oliva.…omissis…”
Giuseppe Tallino
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