ORE 12,17 IL PROCESSO A COSENTINO. Bagarre in aula sulla questione chiavi. Il giudice costretto a sospendere l’udienza

CRO 18/04/2011 SANTA MARIA CAPUA VETERE, CE. II UDIENZA DEL PROCESSO ALL'ONOREVOLE NICOLA COSENTINO (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO)

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L'intervento di Vanorio (sulle chiavi della Reggia CLICCA QUI) ha innescato un botta e risposta acceso con la difesa di Cosentino. Il collegio, presieduto dal giudice Guglielmo, così, ha deciso, per placare gli animi, di sospendere i quesiti posti dal pm in attesa dell'arrivo degli altri legali dell'imputato (De Caro e Montone, in aula c'è solo l'avvocato Cantiello).

Il filo dell'esame, intanto, è stato ripreso da Milita, che ha fatto ascoltare all'ex sottosegratario alcune intercettazioni per chiedere chiarimenti.

Una di queste fonie ha riguardato una telefonata tra Valente e l'ex deputato Pdl, nella quale Cosentino cosentinou parla di una persona da accontentare. "Era un ingegnere, - ha precisato l'ex parlamentare, - conosciuto da Martusciello. (...) Aveva un notevole curriculum, non ricordo il nome."

Il discorso si è poi indirizzato su Impregeco. "Era in mano al Commissariato di Governo. Valente lì, - ha chiarito Cosentino, - non aveva potere"

Altra conversazione diffusa in aula ha riguardato sempre una telefonata tra Valente e l'imputato. Il mondragonese, in quella circostanza, insieme a Gianni Beatrice, medico ed ex consigliere comunale dell'amministrazione Conte, aveva chiesto all'ex coordinatore regionale Pdl un incontro presso la sua abitazione con Castaldo, sindaco di Giugliano, e Aldo Izzo

Milita ha condotto, successivamente, l'imputato sul progetto riguardante la costruzione del termovalorizzatore a Cellole. "Si voleva delocalizzare il termovalorizzatore da Santa Maria La Fossa. Ma fu un discorso politico, virtuale. Mai pensato, - ha affermato l'ex sottosegretario, - di fare il termovalorizzatore a Cellole:  servivano 300, 400 milioni. Occorreva l'autorizzazione del ministro Matteoli, del Commissariato di Governo. (...) Su Mondragone c'era un'ipotesi, l'ho letto. Landolfi ogni tanto diceva: me lo voglio portare a Mondragone. Matteoli, però, era contrario. (...)Lo seppi da Coronella e Landolfi. (...) Molti paesi si candidarono ad ospitare il termovalorizzatore. Si trattava però di delocalizzazione, e avrebbe dovuta realizzarla Fibe"

Il presidente Guglielmo, preso atto della completezza del collegio difensivo, ha ripreso la questione chiavi, avanzata dal pm Vanorio. E subito si è innescata una polemica molto accesa tra il pm e De Caro, una polemica talmente infiammata (con porte sbattute annesse), che ha costretto il giudice a sospendere l'udienza e a convocare in camera di consiglio le parti.

Calmati gli animi, De Caro ha chiesto scusa al pubblico ministero, specificando comunque il non consenso all'acquisizione della prova (ritenuta irripetibile dall'accusa) riferita ai cancelli che proprio quella chiave riesce ad aprire. "Concentriamo i fatti, - ha dichiarato lavvocato, -sull'imputazione del processo, senza divagare. Questo esame rischia di non finire più."

"Mai chiesto il conseso alla difesa su acquisizione dell'informativa, - ha aggiunto il pm. - Ho solo prodotto dei documenti. Voglio esclusivamente fare delle domande su tale vicende, non voglio far acquisire verbali"