SANTA MARIA CAPUA VETERE. Al “Garibaldi” Luigi De Filippo con “Miseria e Nobiltà”

Luigi De Filippo in MISERIA E NOBILTA' - SMCV 11 FEB 2016

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Giovedì 11 febbraio tornerà in città la famosacommedia della fame

SANTA MARIA CAPUA VETERE - Così in ordine di apparizione: Pupella (Fabiana Russo), Concetta (Stefania Aluzzi), Luisella (Stefania Ventura), Gioacchino, il padrone di casa (Vincenzo De Luca), Luigino (Giorgio Pinto), Pasquale (Massimo Pagano), Peppeniello (Michael Imperatore), Felice Sciosciammocca (Luigi De Filippo), Eugenio, Marchesino (Carlo Zanotti), Il Cuoco (Giorgio Pinto), Vincenzo, cameriere (Vincenzo De Luca), Gaetano Semmolone (Paolo Pietrantonio), Biase (Michele Sibilio), il Marchese Ottavio (Luca Negroni), Gemma (Francesca Ciardiello), Bettina, Cameriera (Claudia Balsamo). Sono i personaggi e gli interpreti della scarpettiana “Miseria e nobiltà” – commedia in due atti, nella rielaborazione e per la regìa di Luigi De Filippo – che andrà in scena al teatro Garibaldi giovedì 11 febbraio (ore 21).

La nota-stampa di Teatro Pubblico Campano fa notare che “la ripresa di questa storica e famosa commedia da parte di Luigi De Filippo, che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio in questa ‘Miseria e nobiltà’ aveva compiuto la sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di Don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi”. Se innovativo è il personaggio principale, non altrettanto è la vicenda rappresentata. Infatti “la fame è  il tema della commedia” ovverosia tremendo bisogno, antico quanto il mondo. E addirittura “da quando Scarpetta  scrisse questo testo  fino ad oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi sconvolgimenti. E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono avviliti, perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito; improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle avventandosi sugli spaghetti fumanti. E’ la scena che rappresenta e riassume in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia di un popolo.

La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di Don Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato. Sciosciammocca e alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da qui una serie di  equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia tra le più famose del repertorio napoletano.

Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da undici attori. Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica, ma anche amara, a detta della  critica «degna della firma di Moliére’»”. Info e prevendita 0823.79.96.12.

Raffaele Raimondo