Un saggio del prof. Giammichele Abbate ricorda don L. Milani a 50 anni dalla morte

img836

  • Stampa
  • Condividi

(gp) “L’esempio del priore di Barbiana, allora, rimane attuale più che mai in un mondo, come quello d’oggi, dove i diritti negati crescono esponenzialmente, dove i poveri continuano a non avere voce e dove la scuola ancora stenta a delineare effettivi percorsi formativi per la realizzazione e l’esercizio del diritto di cittadinanza che è diritto di uguaglianza e di solidarietà”.

Con questo periodo Giammichele Abbate conclude il suo contributo all’interno del testo universitario ‘Educazione come trasformazione. Percorsi teorici e esperienziali’’(Ed. Pensa Multimedia) a cura del prof. Vasco d’Agnese. L’opera si avvale di alcuni saggi della prof. Paola Perri.

Il prof. Abbate è docente nella Scuola Secondaria Superiore ed è cultore di Pedagogia Generale e Sociale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Si occupa di formazione in ambito scolastico ed extrascolastico su tematiche relative all’Educazione interculturale, alla Disabilità e al rapporto tra Pedagogia e impegno socio-politico. Tra le sue pubblicazioni: ‘Don Milani, tra scuola e impegno civile’ (A cura di Giammiiche Abbate), Luciano, Napoli 2008; ‘L-iskola ta ‘ Barbiana: xejriet u prospettivi ghat-taghlim’ (La scuola di Barbiana: tendenze e prospettive per l’insegnamento), in C. Borg (a cura di); ‘ Lorenzo Milani –Bejn Ilbierah u Llum (tra ieri e oggi); Horizons Publications (Malta), 2010; ‘Educare per la cittadinanza. Scuola e percorsi trasversali di formazione, Gaia, Angri, 2012; ‘Alla scuola di don Milani. Orientamenti e prospettive pedagogiche’, gaia, Angri, 2016.

Nel saggio, a firma di Giammichele Abbate, si ripercorre l’intensità della vita vissuta da don Milani, cui è dedicato il suo apporto. Con poche note biografiche fa rivivere la fanciullezza e la giovinezza della persona che sarà, poi, il priore di Barbiana. Pochi episodi sufficienti a far ripercorrere il periodo di formazione di don Milani ed a trasmettere un vissuto inequivocabilmente caratterizzato da valori fondanti che non potevano non produrre uno spirito aperto, critico, costruttivo ed altamente sociale e culturale. Queste le basi su cui poggia la dottrina del priore che insegna il Vangelo attraverso la vita reale, offrendo il suo apporto a quanti hanno soprattutto bisogno di riempire lo spirito, non solo la pancia. La desolazione opprimente, che accoglie don Milani al suo primo incarico, sembra di percepirla, non tanto per le condizioni in cui si trova Calenzano, quanto per l’assoluto ‘stato vegetale’ in cui si trovano le persone che non sanno leggere né scrivere… ed è ciò che muove la grandezza di don Milani: la necessità di insegnare ad appropriarsi delle parole piuttosto che del saper leggere e scrivere. Da qui inizia ‘il metodo don Milani’, che non lascerà mai nessun posto senza aver cercato di trasmettere la ‘febbre’ dell’apprendimento, non nozionistico, ma basato sulla riflessione e sulla necessità di capire il significato delle parole perché queste diventino parte integrante delle persone stesse.

I suoi esperimenti sulla scrittura collettiva, sulla lettura e discussione dei giornali a scuola, il suo spronare gli allievi a studiare e prepararsi prima delle conferenze da loro stessi promosse, per avere modo di apprendere dagli esperti quanto occorre per affrontare tematiche di fondamentale importanza nel quotidiano, rendono gli allievi di don Milani uomini liberi, perché padroni della parola che imparano a conoscere e ad usare. Una scuola diversa che non lascia spazio alle vacanze, dove gli allievi più grandi insegnano ai piccoli, dove tra le materie da studiare, da apprendere, c’è l’arte della manualità; dove si da’ tanto spazio al confronto; dove si fanno interagire le idee per concretizzare quel senso di collaborazione da cui tutti devono attingere per arricchire se stessi perché ogni persona è fonte di sapienza e bisogna condividerla. Così come ogni parola deve essere studiata ed acquisita fino ad utilizzarla senza tentennamenti nelle diverse accezioni. Una scuola che formava alla vita, che puntava alla cittadinanza consapevole perché ogni individuo potesse essere un cittadino pronto a ragionare con la propria testa.

Il ‘modello don Milani’ è sempre stato un punto di riferimento indissolubile per la formazione, in Giammiche Abbate, che lo applica quotidianamente con i suoi alunni che sprona a diventare cittadini consapevoli e padroni di un numero sempre maggiore di parole da capire ed utilizzare. Il saggio, infine, esce nel cinquantesimo anniversario della morte di don Lorenzo. Una data che non dovrebbe sfuggire a nessuno. Specie a quanti operano nel campo della formazione e dell’educazione.