Matres, le donne dell’esodo di Giovanni Izzo a Benevento con colonna sonora del maestro Cozza
Sentir parlare in modo positivo di un proprio concittadino fa sempre piacere, ma gli elogi e gli apprezzamenti, i riconoscimenti internazionali, sono motivo di orgoglio per l’intera comunità.
Di Giovanni Izzo hanno parlato e stanno parlando tra le più famose firme di testate nazionali ed internazionali: dalla BBC a trasmissioni televisive, COSE NOSTRE, Rai Tre; PETROLIO, Rai uno; Rai News24; Corriere della Sera; Presa diretta Rai Tre; Piazza Pulita La7; "Il fatto quotidiano"; "Corriere del Mezzogiorno/ Corriere della Sera"; "News Week"; "Huffingtonpost"; "La Repubblica”; "Corriere della Sera (La lettura)"; "Il Mattino”.
Il suo lavoro, le sue Opere, le sue Fotografie continuano ad interessare ed emozionare, a raccontare ciò che i suoi occhi vedono, che la sua sensibilità percepisce. Un lavoro di reportage fotografico che ha portato in evidenza le problematiche che attanagliano la Domiziana; ha mostrato l’abbandono del territorio, l’indifferenza, l’incuria verso ciò che un tempo era ben altro. Ha messo in primo piano le difficoltà degli immigrati, gli ambienti indecorosi in cui ‘vivono’, le violenze cui sono soggetti, i ricatti cui sono sottoposte le giovani che mettono piede su questo litorale con la speranza di trovare una vita migliore.
Ha fatto da battistrada a tante inchieste, ha messo a disposizione di tanti nomi illustri il suo lavoro: giornalisti, registi, studiosi del territorio e della mafia nigeriana, anche oltre confine, hanno attinto alle sue conoscenze acquisite in decenni di caparbietà durante i quali ha messo insieme una mole di immagini a denuncia di quanto avveniva ed ancora avviene sul territorio, ma sempre con garbo e tatto, sentimenti doverosi nei confronti di chi subisce le situazioni che ha denunciato e senza nulla chiedere in cambio, se non che i riflettori sulle menzionate tematiche non vengano spenti. Notevole il suo contributo per la realizzazione di film quali ‘Il vizio della speranza’ di De Angelis, dove il suo nome è presente nei titoli di coda come fotografo di scena e ‘Dogman’ di Garrone, che ha voluto il suo reportage come sfondo del dibattito al Duel prima della proiezione del film, ma il suo contributo come supervisore della fotografia c’è stato anche per ‘Ritratti abusivi’ di Montesarchio. I suoi lavori sono ormai oggetto di studio in diverse Università italiane. Federico II di Napoli, Vanvitelli di Caserta, Facoltà di Architettura di Firenze, Suor Orsola Benincasa di Napoli, alla ‘John Cabot’ di Roma, a Cambridge, a Bath.
E tornano le ‘Matres’: dopo la personale al Museo Campano, ospite l’allora ministro Bray, ‘Matres, le donne dell’esodo’ continuano a far parlare di sé. Nella settimana precedente le festività pasquali sono state in mostra a Sessa Aurunca, nell’ambito del progetto ‘I dialoghi del Pronao’ dove grandissimi consensi hanno riscosso le Opere esposte e presentate dal Vescovo Mons. Piazza. La mostra è stata presentata dal giornalista Francesco Fossa, che ha reso partecipi i presenti delle motivazioni che continuano a spingere Giovanni Izzo ad occuparsi del Litorale Domitio e delle problematiche che lo hanno stravolto, che non gli fanno gettare la spugna, che lo hanno portato ad essere tra i primi, se non il primo, ad occuparsi della zona evidenziando con le sue Fotografie quanto stava avvenendo nella sua lenta e continua trasformazione
Ancora ‘Matres, le donne dell’esodo’ saranno protagoniste a Benevento dal 27 Aprile presso il Salone Leone XIII del Palazzo arcivescovile in Piazza Orsini. Per l’occasione sarà eseguita la colonna sonora che il maestro Cozza ha composto per la mostra che sarà inaugurata alle 16.30 ed è stata presentata al pubblico attraverso la seguente nota:
“Sarà inaugurata sabato 27 aprile 2019 alle ore 16.30, a Benevento presso il Palazzo Arcivescovile-Salone Leone XIII la mostra fotografica di Giovanni Izzo che dalla Domitiana all’Africa racconta, attraverso un percorso fotografico, la storia e il dramma delle donne dell’esodo. L’evento è coordinato da mons. Mario Iadanza, direttore dell’Ufficio per la Cultura e i Beni Culturali della Diocesi di Benevento e da don Nicola De Blasio direttore della Caritas Diocesana, con la collaborazione dell’architetto Pasquale Palmieri del Comune di Benevento, della dott.ssa Fabiana Peluso, collaboratrice Ufficio per la Cultura e i beni culturali della diocesi, e dalla dott.ssa Antonella Iannuzzi. Eseguirà la Colonna sonora Matres “le donne dell’esodo” scritta appositamente per la mostra fotografica da Enzo Cozza, l’Ensemble di fiati e percussioni composto dai professori d’orchestra dell’associazione musicale Giuseppe Verdi di Sant’Andrea del Pizzone e dagli allievi del Liceo Musicale L. da Vinci di Vairano. Matres: le donne dell’esodo immagini di donne costrette a lasciare la terra originaria per povertà, per persecuzioni, per fuga dal genocidio, subendo così una rottura della continuità dell’esistenza, racconta della loro possibilità, attraverso la gravidanza e la nascita di un figlio, di ricreare se stesse e la vita, coltivando e seminando una speranza di un futuro diverso.
Negli scatti di Giovanni Izzo non c’è degrado ma poesia neorealistica, ogni foto una storia potente, ogni storia una sceneggiatura a cui sta attingendo avidamente il cinema; Giovanni sente ciò che vede e traduce in scatti quello che non sanno più vedere i professionisti dell’informazione. (cit. Francesco Fossa).
La sua fotografia è imponente, umana, delicata, compassionevole, ma allo stesso tempo non concede tregua, il fotografo interroga e tenta di raccontare l’umano. Le sue fotografie sono un coro di sogni, delusioni, rabbia, felicità, stupore, lacrime e gioia. È uno sguardo umano che non offende, ma contempla. A volte denuncia, forte, senza compromessi, dura. Ma anche e soprattutto uno sguardo che fa trasparire e traspirare la possibilità della speranza. È il fotografo che ha meglio documentato l’insediamento della comunità africana nell’entroterra campano. Izzo ritrae gli umili, gente lontana dai riflettori e racconta di fame, di dolore e di miseria, ma anche di occasioni di riscatto e giorni di festa: nascite, matrimoni, morti, abusi, dolore, gioie di questo popolo migrante che si è installato in una terra di nessuno sognandola come una nuova Africa, una terra promessa per una nuova genesi. Le luci ricordano Caravaggio, gli occhi sono illuminati di promesse, i bambini guardano il domani e possono fantasticare di aver trovato la loro terra, la primigenia è il corpo della madre, che è la stessa di tutti. Le braccia della madre, poi, mantengono il corpo del neonato in uno stato di unità e solidità tale da consentirgli di sentirsi supportato dal corpo materno, sicuro per il contatto stretto con la pelle della mamma e delle persone del suo ambiente che lo circondano. Izzo racconta diversi tipi di nascita: il ritrovamento dell’identità di queste donne in fuga attraverso la forma creativa primaria, il dono dei bambini che, pensati e desiderati come testimonianza di un futuro, custodiscono dentro di se anche un passato lontano, la nuova possibilità di abitare e respirare la terra dell’esodo. Queste foto ricordano l’iconografia della natività ove la nascita del bambino redime tutta l’umanità e quelle donne dopo viaggi e percorsi di dolore, ritrovano una maestosità nello stesso tempo semplice ma assoluta nel loro esplicare la primaria creatività: la bellezza assoluta. Una speranza di cambiamento, di unione di popoli e culture, di popoli che sono stati e sono migranti, un tempo gli italiani ora gli africani. (cit. Matteo De Simone)”
Redazione Tribuna24
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