Attualità del pensiero pedagogico di Don Lorenzo Milani, se ne è discusso con gli studiosi Abbate e Tanzarella

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L’anno scolastico finisce con le ultime incombenze burocratiche e le ultime attività con cui gli alunni della Scuola Primaria ‘Don Milani’ hanno salutato i docenti e le mura del plesso che li ha accolti giorno dopo giorno. Un plesso che porta il nome di ‘Don Lorenzo Milani’ il cui insegnamento dovrebbe e potrebbe essere la linea-guida per quanti ne varcano la soglia per prendersi cura degli scolari che a loro vengono affidati.

A Don Milani, il cui centenario della nascita, quest’anno ricorre, è stato dedicato un percorso di formazione "Attualità del pensiero pedagogico di Don Lorenzo Milani" promosso dalla Dirigente Scolastica, Dottoressa Roberta Di Iorio, per i docenti della primaria. Giornate di studio per conoscere la persona del priore e per approfondirne i suoi insegnamenti. Un percorso che si è concluso con un interessante convegno, moderato dal prof. Raffaele Raimondo, il 25 maggio scorso. Durante la giornata di convegno i partecipanti hanno avuto modo di apprendere ulteriormente l’importanza della figura del priore di Barbiana e del suo intendere cosa debba essere la delicata e difficile missione dell’insegnante grazie alla presenza dei maggiori studiosi di Don Milani, i Professori Giammichele Abbate, Cultore di Pedagogia Generale presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Sergio Tanzarella, Professore ordinario di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale di Napoli.

c3ffbff1-23da-42d9-86df-00149ce36bdeGià nei saluti, la Dottoressa Di Iorio ha puntualizzato due aspetti fondamentali del ‘metodo’ Don Milani: l’importanza e la centralità di ciascun alunno.

Il Sindaco, Dottor Enrico Petrella, che ha concesso il patrocinio del Comune all’evento,ha ricordato la sua esperienza in qualità di obiettore di coscienza che gli ha fatto conoscere i luoghi in cui ha operato Don Milani facendolo rafforzare nella sua scelta.

I temi trattati dai due relatori hanno fin da subito attirato l’attenzione dei presenti.

Il Prof. Abbate, che si era reso disponibile per altri importanti convegni su Don Milani, ha centrato il suo intervento su “Le implementazioni possibili delle istanze educative didattiche di Don Lorenzo Milani nell’attuale Scuola Statale Italiana” avvalendosi del supporto di alcune slide attraverso le quali ha sottolineato alcuni fondamenti dell’insegnamento di Don Milani, ovvero su come adeguare la didattica alle esigenze e alle richieste del territorio.

Se ‘l’esperienza di Barbiana non può essere replicata’, come diceva lo stesso Don Milani, la domanda che Abbate pone è: ‘Cosa ancora è utilizzabile di quell’esperienza educativa’ partendo da quanto il priore ha detto e fatto.

Il suo modello di scuola era basato su regole severe, non ‘scuola buonista’ e non7d4a861c-1055-4f88-88df-3f52187bf34d oratorio, anche se attività di svago ce n’erano. La sua era una ‘scuola attiva’, era attento alle esigenze dei suoi alunni, tanto da sottoporsi a uno sciopero della fame per un ragazzo che era stato ritirato. Il segreto, forse, era questo: l’attenzione verso gli alunni, verso ciascun alunno e quindi verso tutti gli alunni. Nessuno lasciato a sé stesso. Il ‘qui e ora’ era uno stile di vita attivo, dinamico, che guardava al territorio in cui operava, una scuola che rispondeva alle istanze del territorio.

A supporto della sua relazione, il prof. Abbate ha riportato esempi personali con cui ha semplificato l’idea dell’approcciarsi agli alunni, tutti differenti, che non possono essere schematizzati. Ogni singolo alunno ha competenze e capacità diverse e su queste occorre far leva per valorizzarne le capacità, individuandone il bagaglio di conoscenze per poter abbattere la loro timidezza.

Del suo trascorso personale, sia come docente che come studente, ha raccontato alcune esperienze grazie alle quali ha evidenziato la necessità del mettersi in ascolto e del confronto, perché si impara relazionandosi con tutti e non solo con chi sta dietro la cattedra, ma è l’esperienza di vita che getta le basi per l’apprendimento; è il territorio che detta le linee guida. E dal territorio scaturisce la necessità di padroneggiare la ‘parola’, di essere in grado di utilizzare un gran numero di termini, di avere un linguaggio che non sia riduttivo. Allo stesso modo, ha insistito sull’importanza del metodo della ‘scrittura collettiva’ che aiuta ad andare avanti nella stessa direzione e sollecita il confronto dei diversi stili di chi scrive e il diverso modo di raccontare gli avvenimenti. Fondamentale è mettersi sempre in gioco, chiedersi sempre come migliorare e migliorarsi per poter offrire di più, un di più non quantitativo bensì qualitativo, perché chi deve ricevere trovi spunti per crescere.

‘Nessuno educa nessuno’ è il punto di partenza; la scuola non è l’unico soggetto che forma le persone, ma il ‘tutto’ è un ciclo di educazione, tutto è rapportato; l’esperienza offre spunti di conoscenza. Essere maestri è una vocazione, occorre penetrare nelle vite degli alunni; vigili e presenti, ma lasciar parlare loro e quindi metterli in condizione di essere padroni della ‘parola’. Occorre tener presente la centralità della risorsa alunno, avere l’individuo al centro. Occorre interrogarsi non su come fare scuola ma su come bisogna essere per calibrare l’attività curriculare, per trasmettere l’importanza della comunicazione…della ‘parola’, della scrittura collettiva, per cercare di capire cosa gli altri scrivono. E’ necessario indurre i ragazzi a leggere, a ‘saper’ leggere, e a scrivere: a mano, in corsivo, per riappropriarsi del gusto della parola da cui ripartire.

Tanti i nomi di studiosi citati nella sua relazione perché ripartire mettendo l’alunno al centro sia l’obiettivo da realizzare affinché il convegno non resti un momento celebrativo e null’altro.

968ac314-bd18-42eb-b0da-fb2bbd348c67Il Prof. Tanzarella ha presentato  “Il profilo e la risonanza sul piano culturale, religioso e scolastico della testimonianza di Don Lorenzo Milani in Italia”, e lo ha fatto attraverso la sua personale esperienza, sia come docente che come ricercatore, entrando subito nell’argomento affermando che le celebrazioni su Don Milani non possono limitarsi a semplice retorica dettata dal momento perché ‘ciò tradirebbe la figura di Don Milani’ che è una ‘figura esclusiva’, che ancora affascina e offre non poche motivazioni. Per conoscerlo, ha detto, occorre leggerne gli scritti raccolti in circa tremila pagine; occorre leggerne le lettere: circa millecentosei raccolte di cui centotrenta inedite. Solo leggendo i suoi scritti si può comprendere la sua figura che presenta una profondità di pensiero che nulla ha a che vedere con la semplicità apparente che spesso si lascia trasparire.

Importanti, per il Prof. Tanzarella, sono i piccoli centri, gli oratori, dove ancora resistono poche forme del sociale e racconta l’esperienza vissuta in una scuola primaria dove si è ritrovato a dialogare con alunni di terza, quarta e quinta elementare, che per mesi avevano letto gli scritti di Don Milani, cui era intitolata la loro scuola. Dialogare con loro è stato possibile perché il linguaggio utilizzato dal priore ‘è comprensibile’, ha spiegato Tanzarella, perché don Milani si faceva capire, essendo, per lui, la comunicazione fondamentale nelle relazioni. Occorre leggere e capire cosa si legge: la vera forza della Scuola è portare gli alunni a parlare senza timidezza.

Non si è soffermato sui testi noti del priore, ha preferito parlare delle ‘lettere’ che Don Milani ha scritto, evidenziando le differenze tra quelle ‘ufficiali’ e quelle personali, leggendone alcuni passaggi e fermando l’attenzione sui diversi stili e sull’utilizzo di disegni per meglio evidenziare il suo pensiero, cosa che faceva anche per la correzione dei compiti dei suoi alunni.

Su due punti si è soffermato a conclusione del suo intervento: l’attuale mancanza di coscienza storica dovuta alla progressiva mancanza di conoscenza storica e il  vocabolario, che sempre più spesso si utilizza, ridotto purtroppo all’essenziale, lacuna che Don Milani risolveva spronando i suoi alunni a sottolineare tutte le parole ‘sconosciute’ per poi appropriarsene.

Su entrambi i punti si può ed è necessario intervenire per formare cittadini consapevoli.

redazione tribuna24