Quartieri di Vita: L’allerta meteo non ferma i ragazzi della Teenspark
L'odierna allerta meteo non ferma i lavori del gruppo di attori selezionati da Antonio Nardelli per partecipare al progetto internazionale 'Quartieri di Vita'.
Dopo il primo incontro durante il quale i ragazzi hanno avuto modo di conoscere il regista cui sono stati affidati dalla Fondazione Campania dei Festival, Christian Costa, tutti insieme si sono addentrati nella pineta di Castel Volturno, per 'presentare' il territorio, così come oggi si presenta.
La tematica dello spettacolo è stata delineata e i ragazzi stanno 'rispondendo' alle richieste artistiche del regista.
C'è entusiasmo, e voglia di dimostrare che da un territorio tartassato e abbandonato, sono proprio i giovani a gridare aiuto, a chiedere di aprire gli occhi sulla realtà circostante e di mettersi in moto per 'dare qualcosa'. Loro, la loro parte la stanno facendo: con i mezzi che hanno a disposizione, il Teatro.
La 'vetrina' offerta dal festival 'Quartieri di Vita' sarà una grandissima occasione per loro, ma anche per il territorio di cui si è fatto portavoce lo stesso Costa, autore delle foto allegate, attraverso un'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno che qui si riporta integralmente:
'Sos da “Quartieri di Vita”, a Castel Volturno la pineta sta scomparendo
«Una desolazione spettrale fatta di alberi marcescenti». La prima scoperta, nell’ambito del programma di teatro-laboratorio sociale Quartieri di Vita, dell’artista italo-polacco Christian Costa impegnato coi giovani di Castel Volturno e Mondragone
Lu. Mar.
In Campania torna "Quartieri di Vita", festival di formazione e teatro sociale e, nell’abito del programma che coinvolge 11 artisti internazionali chiamati a interagire attivamente col territorio e suoi abitanti, l’artista italo-polacco Christian Costa e l’associazione Teenspark lavoreranno a lungo coi migranti di prima e seconda generazione di Castel Volturno e Mondragone. Costa, tra gli ideatori del collettivo “Spazi Docili”, c’è già stato due volte a Castel Volturno per preparare il suo workshop e ha trovato una pineta che sta scomparendo - questa la sua prima scoperta - e una gioventù che ha bisogno di altrettanta attenzione. Ecco cosa scrive.
«Usare i linguaggi performativi per far emergere il genius loci, le urgenze delle comunità, le mitologie legate al proprio sangue. Tra le Terre dei fuochi e pinete (in)contaminate, tra bellezza e violenza, tra il nulla degli abusi edilizi e le distese di sale dei Regi Lagni, tra allevamenti di bufale e carcasse di animali, tra immigrazione e lavoro precario... Cosa diranno i giovani di questo territorio? Come esprimeranno la loro gioia, il loro dolore, i propri desideri, le proprie paure? A quali voci daranno corpo? Quali sussurri si alzeranno dalla terra? Quali grida scenderanno dal cielo? Oggi, dopo due soli incontri, questo progetto mi appare già necessario. È bastato conoscere i ragazzi coordinati da Antonio Nardelli attraverso la sua associazione Teenspark e fare un primo giro insieme per Castel Volturno. Dieci ragazzi (Mario Cepparulo, Nathasha Chaudhary, Giuseppe De Lucia, Antonio Di Tella, Sara Labaran, Paolo Natale, Victor Obsyagbonna, Rebecca Osasere Okungbowa, Giacomo Riccardo, Davide Vivo) da quattro continenti, ansiosi di confrontarsi con qualcosa di nuovo, pieni di un desiderio non ben messo a fuoco ma urgente. Il teatro, la musica, il cinema, la natura, le arti…tanti interessi sussurrati a mezza voce, ma con il sorriso sul volto e negli occhi. Se l’incontro con il gruppo è stato felice, ugualmente rilevante è stato il primo confronto con il territorio. Per esplorare quel meraviglioso ed abbandonatissimo pezzo di Camargue nostrana che è la Pineta di Castel Volturno, dove bosco, dune e mare si incontrano, tra abusi edilizi, cataste di frigoriferi e abbandono vario, abbiamo noi tutti scoperto, con estremo stupore e tristezza, che la Pineta non c’è più, e quel poco che ne rimane ricorda il paesaggio dopo una battaglia».
«I pini si sono seccati, attaccati dalla cocciniglia tartaruga dei pini, la Toumeyella Parvicornis (specie originaria del Nord America). Al momento si stanno abbattendo le piante secche e, al posto della splendida cupola naturale di un tempo, c’è ora una desolazione spettrale fatta di alberi marcescenti e monconi spezzati. Questo luogo si è imposto immediatamente come uno dei nuclei centrali del nostro discorso».
«Ho sempre ritenuto irrispettoso e arrogante imporre ad un territorio o a una comunità la visione astratta di un artista che nulla conosce di quel contesto - continua Costa - . Per questo motivo la nostra restituzione teatrale, embrione di uno spettacolo a cui continueremo a lavorare nel tempo con Antonio ed i ragazzi, sta nascendo dal confronto tra di noi, che io cerco di dirigere e rendere proficuo. Sicuramente eviteremo uno spettacolo tradizionale, unidirezionale, in cui il pubblico seduto contempla comodamente dei ragazzi recitare».
«Cercheremo invece di parlare del territorio usando video, soundscapes, installazioni ambientali, da cui emergeranno dialetticamente dei momenti performativi in cui ragazzi potranno misurarsi con la recitazione e l’interpretazione del testo. Una scelta estetica impegnativa, rischiosa, ma che apre ampie prospettive di ricerca e di rappresentazione. Seguiteci!».'
r. t.24
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