Le reliquie e le immagini dei santi, testo a cura del prof. Antonio Ianniello

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Comunicato Stampa

“L’immagine ha avuto, dunque, il particolare e delicato compito di rendere visibile l’invisibile ed è stata il semplice mezzo per giungere al soggetto che è il fine”. Il prof. Antonio Ianniello, docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S.Roberto Bellarmino” di Capua (Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli), direttore scientifco di Capys, Rivista di storia e scienze religiose, autore prestigioso di numerose opere, che  ha curato l’apparato critico del testo del Bellarmino, “Le reliquie e le immagini dei Santi”, pone immediatamente al centro della discussione un  tema centrale, anche nell’epoca del post moderno: il valore dell’immagine e la sua capacità di rimandare ad un orizzonte altro. Il testo, tradotto da Leonardo Giordano, è edito da Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, promosso dall’Istituto di Storia del Cristianesimo “Cataldo Naro” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sez. San Luigi e si avvale del contributo della Diocesi Di Capua. Esso ci ricollega immediatamente ad una questione dibattuta lungamente nel corso della storia della Chiesa, quella del culto delle immagini.  “E’ oggi una necessità – si legge in copertina - la riscoperta dell’immagine pura che è il veicolo di valori e di pietà. Si tratta dell’immagine significante al di là del tratto e del segno in opposizione ad un mondo che ne ha fatto l’espressione del futile e del vacuo come rappresentazione dell’attimo non impressionante legata ad un cavo o ad un satellite. Recuperare il senso dell’immagine, significa ridare a questa particolare espressione comunicativa il valore didattico pedagogico che da sempre le è stato riconosciuto”.  Insomma, rimettere l’immagine al centro, non come banalizzazione ma come momento di crescita   e di formazione, così come felicemente si era intuito e realizzato in diverse cattedrali ed abbazie  del tardo medio-evo e del Medioevo con cicli pittorici ispirati alla Sacra Scrittura, strumento per dialogare rapidamente con le masse incolte. La studio degli scritti del Bellarmino ci colloca in quel clima, che tuttavia appare attuale e che investe la Chiesa intera nell’affrontare la sfida educativa e la nuova evangelizzazione. Un tema, dunque, quello della riscoperta del segno, globale per la nostra società. Il testo “dà lo spunto per riflettere sull’attualità della tematica e sul quinto centenario del movimento protestante con la conseguente nascita delle Chiese Cristiana Riformate. Si tratta di «Un invito a ripercorrere insieme il cammino della tradizione  della Chiesa  indivisa per riesaminare alla sua luce le divergenze che i secoli di separazione hanno accentuato tra noi, onde ritrovare , secondo la preghiera di Gesù al Padre la piena comunione nell’unità visibile» (Giovanni Paolo II).