CAPUA. Al Ricciardi irrompe Serena Autieri con “La sciantosa”
CAPUA – Dalle ore 21 di oggi, 9 marzo, nel teatro Ricciardi un uragano di divertimento con Serena Autieri pimpante nelle lussureggianti vesti de “La sciantosa-Ho scelto un nome eccentrico”, su testi di Vincenzo Incenzo, lighting design di Valerio Tiberi e costumi di Monica Celeste, regìa dell’intramontabile Gino Landi. In scena, con la florida attrice, Alessandro Urso. Le musiche, manco a dirlo, a godibile esecuzione del Quintetto Eccentrico Italiano.
“Ho voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il café chantant – ha detto Serena - con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel repertorio dei primi del ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A tazz’ e cafè e Come facette mammeta sino a perle nascoste come Serenata napulitana e Chiove, oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba. Tra una rima recitata e una lacrima, intendo riportare al pubblico quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni e americani che Napoli ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra. Ho voluto fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale di quei Caffè, e ricreare in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico, improvvisando, battibeccando, fino a coinvolgerlo spudoratamente nella ‘mossa’, asso nella manica di tutte le sciantose”. Parimenti accattivante l’autore Incenzo: “Incontrare la sciantosa e il suo “nome eccentrico” vuole dire aprire un baule magico con un immenso tesoro dentro. Vuole dire tuffarsi anima e corpo nell’oceano della tradizione classica e allo stesso tempo abbracciare le radici della modernità. ‘A tazz’ e cafè, Come facette mammeta, I’ te vurria vasà, prima di essere meravigliose canzoni sono testimoni e sentinelle di un mondo e di un’epoca da proteggere, di un tempo e di uno spazio in cui germogliano i princìpi tutti della cultura dello spettacolo che verrà. Serena Autieri entra a schiaffo, con i panni di Pulcinella nei luoghi e nei codici del Caffè concerto e del varietà, ed è subito Napoli, arte di arrangiarsi, gioia e disperazione, mare romantico e vulcano incandescente. E’ guerra, colera, miseria ma è anche resurrezione, sorriso, amore”. Poi rivela ancòra: “Serena gioca con il suo personaggio, lo presenta, lo incarna, lo lascia, lo riprende. La realtà feconda la finzione e viceversa in un gioco delle parti vertiginoso ed esilarante La scena fa il resto. Una finestra che s’illumina nella notte, lo sciabordìo di onde in lontananza, una nave in partenza, valige sul molo. Oggetti e proiezioni evocano i momenti. Tutto viene restituito a una lettura contemporanea mentre batte un cuore antico. C’è il vicolo, la scalinatella, ma c’è anche il futurismo, le camice nere, il Ballo Excelsior, l’avvento della radio. Quadri come suggestioni, tagliati da un disegno luci che evoca più che dichiarare e musicisti che riportano nostalgie e profumi del tempo”. Infine lo scrittore puntualizza: “E’ cafè chantant ma è anche talent show di oggi, perché cambiano i codici ma non il messaggio. E’ sguardo critico al presente, allo strapotere dell’immagine tritatutto, alla mai troppo considerata meritocrazia, ai valori al tramonto di patria e di famiglia. Ma è soprattutto amore, identità, rivendicazione. E passato che guarda al futuro”. Info 0823.96.38.74.
Raffaele Raimondo-
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