CAMORRA. Le mutazioni del Clan per sopravvivere: «Ho comandato 70, 80 affiliati»

Reccia Iovine Zagaria VEnosa

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Non sparano alle mura di una caserma. Non ammazzano. Hanno un profilo basso, anzi, a volte trasparente. Il casino criminale che gli affiliati del clan dei Casalesi non stanno producendo, però, assolutamente non è sintomo di una loro assenza, anzi: tra gli addetti ai lavori c’è chi connette proprio il non rumore dell’organizzazione camorristica con un suo buon stato di salute malavitosa. Probabilmente non è proprio così: le martellanti operazione della Dda e la maggiore attenzione sul mondo appalti (anche se, su questa tematica, ci sarebbe ancora tanto da fare) stanno oggettivamente mettendo in crisi i business della camorra casertana. Questa fase calante, tuttavia, non deve essere confusa con l’estinzione di una piaga ormai storica.

Il Clan è in evoluzione. Il male vive sempre: e per continuare ad esistere si adegua ai contesti assumendo forme diverse.

Una prima mutazione imponente per sopravvivere è stata approntata dal Clan dopo l’arresto di Michele Zagaria. A raccontarlo e Salvatore Venosa, pentito che, grazie alla sua collaborazione, nel giugno del 2012, ha informato l’antimafia degli intrecci tra la sua famiglia, caratterizzata da una proprio autonomia criminale, e gli altri gruppi del Clan, legati ad ‘o Ninno ed al boss di Casapesenna.

“Quando fu arrestato Antonio Iovine, - ha dichiarato Venosa, - fu… omissis… a darmi l’incarico di gestire il gruppo Iovine…omissis… Preciso che a seguito dell’investitura… omissis… io diventai il referente per il gruppo Iovine, coadiuvato da Oreste Reccia e davo ordini riguardo alle estorsioni da compiere nei comuni di S.Cipriano, Frignano Piccolo, Frignano Maggiore, Villa di Briano, Casaluce ed altri comuni limitrofi”.

E’ ovvio che gli ‘omissis’ apposti in questo stralcio di verbale rappresentano punti importanti ancora al voglio dell’antimafia che, verosimilmente, daranno il via ad altre indagini. Ad ogni modo Venosa non ha parlato solo della fazione Iovine nel post cattura del suo leader.

“Dopo l’arresto di Michele Zagaria chiamai Oreste Reccia e gli dissi che poiché eravamo i più vecchi fra gli affiliati liberi, dovevamo curare anche gli affari di Michele Zagaria. A seguito di una ambasciata che fu mandata da Oreste Reccia a… omissis… il cui contenuto era quello di fare insieme un unico gruppo e la risposta di Zagaria positiva, lo stesso si impegnò a mandare alcuni affiliati del gruppo Zagaria a partecipare ad una riunione con noi. Pertanto, - ha proseguito il pentito, - fu fatta una riunione nell’azienda bufalina di Oreste REccia, che si trova a S.Cipriano… omissis… Durante quella riunione si stabilì che io avrei comandato il gruppo Zagaria affiancato da Oreste Reccia e, successivamente, iniziai a chiamare tutti gli affiliati… omissis… a comunque si trattava complessivamente di circa 70-80 affiliati che ho comandato, di cui liberi erano circa 40-45 affiliati”.

Giuseppe Tallino