CAMORRA E POLITICA. Monaco, neopentito, è un fiume in piena: “Il proiettile a Lopez, l’ordine di Nicola Schiavone e la candidatura di Salzillo”

Giudicianni Lopez Salzillo Schiavone

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Ci sono quelle dei pentiti ormai noti (CLICCA QUI PER LEGGERE). Ci sono, però, anche le testimonianze di nuovi collaboratori, come le dichiarazioni di Antonio Monaco, nell'ordinanza di arresto, firmata dal gip Anna Laura Alfano, per l’ex consigliere ed assessore di S.Maria, Alfonso Salzillo (CLICCA QUI PER LEGGERE).

Monaco ha riferito alla Dda di aver partecipato al clan dei Casalesi “sin dal 1994.”

“[…] Poiché abito a S.Maria C.V., - ha precisato l’ex affiliato, - mi sono sempre occupato di tale zona e soprattutto il mio compito era quello di raccogliere il denaro dovuto soprattutto dagli imprenditori che operavano in quel territorio. Io provvedevo poi a consegnare il denaro al soggetto che svolgeva le funzioni di capo-zona il quale, a sua volta, portava i soldi a Casale.”

L’ultimo ventennio della vita di Monaco è stato caratterizzato da lunghe carcerazioni alternate a periodi di liberà. Dopo l’arresto del ’95, infatti,  è rimasto libero dal 2002 al 2010.  “Sono stati poi ri-arrestato, - ha aggiunto il pentito, - e detenuto fino al giugno del 2011 allorquando ho ottenuto gli arresti domiciliari”.

Restrizione in casa durata, in realtà, poco, perché nel novembre di quello stesso anno fu tradotto di nuovo in carcere.

Nel recentissimo interrogatorio di febbraio, Monaco ha raccontato all’antimafia di Napoli di conoscere Alfonso Salzillo personalmente. “E’ stato nel corso delle comunali per S.Maria C.V. del 2007 o 2008. Ricordo che i principali candidati erano il dottor Franco Lopez, ginecologo, e Giancarlo Giudicianni, che poi vinse le elezioni.”

“Poiché  il Lopez, oltre ad essere medico, era socio ma non so dirle se formalmente o solo di fatto, mi chiese di aiutarlo nella campagna elettorale. Sia il Lopez che il Nardiello, - ha affermato l’ex camorrista, -  sapevano bene io chi fossi, in quanto avevo bloccato anche dei loro cantieri, ad esempio quello per la realizzazione di un centro commerciale che doveva sorgere nei pressi della nazionale Appia del comune di S.Prisco. Il Lopez mi chiese di p propagandare la sua candidatura, di procurargli voti e di affiggere i suoi manifesti elettorali. Concordammo la somma di 10 mila euro, che mi fu effettivamente corrisposta e che io consegnai nelle mani del capo-zona del tempo, Vincenzo Conte, detto nas’e cano’ di Villa di Briano. Mi diedi da fare per sostenere la candidatura del Lopez e organizzai anche eventi elettorali supportato da un gruppo di persone tra le quali Mario Tiglio, Tommaso D’Angelo, Roberto Gagliardi ed altri”.

Durante quella campagna, però, a detta del pentito, accadde, diciamo così,  un episodio che sconvolse i piani pattuiti.

“Fu recapitata una busta contenente un proiettili presso l’abitazione del Lopez. […] Mi recai immediatamente da Vincenzo Conte, a Villa di Briano e chiesi di avere notizie su chi potesse aver compiuto quel gesto.  Il Conte, - ha proseguito il pentito, - pur conoscendo bene sia il Lopez che il Nardiello, in quanto ci avevano dato i soldi per le elezioni e il Lopez ci aveva anche promesso che una volta eletto ci avrebbe aiutato, mi sembrò non interessato e mi invitò a limitarmi ad affiggere i manifesti. Io protestai in quanto il Lopez aveva già versato soldi al Clan. […] Convinsi il Conte a recarsi a Casale facendo chiaro riferimento alla necessità di parlare con colui che era il capo indiscusso, 'il figlio di quello con la barba', vale a dire Nicola Schiavone.  Conte andò a Casale, poi venne da me […] Mi disse che aveva parlato con Nicola Schiavone e che io dovevo lasciare nel senso che dovevo limitarmi ad affiggere i manifesti e a non impegnarmi in altro.  Io allora collegai immediatamente un episodio avvenuto pochi giorni prima nei pressi dello stadio di S.Maria C.V. Avevo infatti incrociato alcuni pregiudicati di S.Maria, tali Raffaele Di Palma ed il figlio che affiggevano manifesti elettorali per Alfonso Salzillo, candidato con Giudicianni. Si materializzò anche il Salzillo, a bordo di una Fiat Panda. Io, come ho detto, già lo conoscevo di vista ed inoltre era noto nel gruppo camorristico di S.Maria, quindi in me , Mario Tiglio, Carlo De Crescenzo, che il Salzillo era colui che portava direttamente a Casal di Principe, e quindi a Nicola Schiavone, i soldi della spazzatura. Intendo dire che i soldi che la ditta incaricata della raccolta dei rifiuti a S.Maria C.V. versava, non passavano, a differenza dei soldi dei cantieri, attraverso di me, ma venivano portati direttamente a Casale e che colui che li portava era Alfonso Salzillo.”

Ci troviamo soltanto alle indagini preliminare nei confronti di Salzillo. Il percorso giudiziario è ancora lungo, complesso. Quelle di Monaco, però, restano comunque dichiarazioni pesanti, che, in caso di processo a carico dell'ex assessore, accusato di associazione mafiosa, dovranno essere nuovamente vagliate da altri giudici, e che, considerato il loro potenziale, qualora gli inquirenti dovessero ottenere ulteriori e validi riscontri, potrebbero rappresentare altre piste da percorrere per la Dda partenopea.

Giuseppe Tallino