Arriva il pm Maresca che stanò Zagaria: il paese accostato al boss ospita chi combatte il Clan
Il destino mafioso di Michele Zagaria si è intrecciato anche con la storia grazzanisana: a decretarlo, per ora (in attesa dell'appello), è una sentenza di primo grado, emessa dal giudice Isabella Iaselli del Tribunale di Napoli.
Quel verdetto, infatti, ha condannato per favoreggiamento il medico Enrico Parente perché, mentre era primo cittadino del paese mazzonaro, si sarebbe recato fuori Italia, in Austria, dal boss, all'epoca latitante.
Il destino mafioso di Michele Zagaria si è intrecciato anche con la storia grazzansana: è un'affermazione forte, che prescinde dalla citata condanna, un concetto che resterà valido anche se quella pena dovesse essere annullata. Perché tutta Terra di Lavoro, piaccia o no, direttamente o indirettamente, in modo attivo o passivo, ha avuto a che fare con il Clan dei Casalesi.
Dalla monnezza agli appalti pubblici, dal pizzo alla sanità, dalla droga agli omicidi: non c'è, probabilmente, un'area che non sia stata macchiata dalla mafia casertana.
Pretendere che un territorio non sia accostato al nome di un boss, quando ad affermarlo ci sono inchieste, atti giudiziari, sentenze, è da vigliacchi: non è un danno d'immagine, è la semplice costatazione che bisogna lottare, combattere contro le logiche criminali. Perché c'è ancora da scoprire, da capire.
La camorra ha spadroneggiato per anni nell'agro aversano, nel basso Volturno ed in tantissime altre zone. Non scriverlo è ipocrisia: affermarlo, invece, significa rendersi conto della storia, dei fatti ed avere le giuste motivazioni per affrontare questa piaga sociale.
Lunedì prossimo, alle 17,00, presso l'aula consiliare, a Grazzanise, paese il cui destino si è intrecciato con la storia del boss di Casapesenna, verrà a presentare il suo ultimo libro, "Male Capitale", Catello Maresca, il pm che stanò proprio Michele Zagaria, 4 anni fa, in via Mascagni.
Dalla prossima settimana potremo sostenere che il destino di un pm antimafia si è intrecciato anche con la storia mazzonara, seppur per poche ore.
Giuseppe Tallino
QUI SOTTO LA NOTA STAMA DELL'EVENTO DIRAMATA DA RAFFAELE RAIMONDO
Dopo analoghi incontri al Gambrinus di Napoli (16 dicembre 2015), al Museo Correale di Sorrento (28 gennaio 2016), al Liceo “G. De Chirico” di Torre Annunziata (29 febbraio), approda anche a Grazzanise la presentazione del libro “Male Capitale – La misera ricchezza del clan dei Casalesi” firmato dal magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, Catello Maresca, ed edito da Giapeto Editore.
Organizzato dall’Amministrazione comunale grazzanisana, per la ricorrenza della 21ª “Giornata dell’impegno civile e del ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, l’evento è in programma per le ore 17 di lunedì 21 marzo e si svolgerà nella sala consiliare a libero ingresso dell’intera cittadinanza. L’anticipazione è venuta da una nota di invito che la segretaria del locale Circolo PD “N.Jotti”, Teresa Cerchiello, ha fatto recapitare agl’iscritti.
Al microfono si alterneranno prestigiosi relatori: Alessandro Gatto (WWF Campania), Salvatore Minieri (giornalista-scrittore), Vito Gravante (sindaco di Grazzanise) e Rosaria Capacchione (senatrice e componente della Commissione parlamentare antimafia). A conclusione prenderà la parola l’autore Maresca.
Del libro ha scritto, fra gli altri, Vincenzo Iurillo, giornalista del Il Fatto Quotidiano, notando che in esso «Il clan dei Casalesi diventa “il clan dei Caponesi”. Il suo fondatore Antonio Bardellino, “Antonio Porcellino”. Il boss Francesco Schiavone detto Sandokan, Francesco “Liberone detto la Perla di Labuan”. Michele Zagaria è “Bagaria”. La città di Marcianise è “Puccianise”. Casapesenna è “Casapennata”. Nomi falsi, volutamente distorti e in qualche caso sbeffeggiati, per dissacrare e denigrare la camorra pacchiana e miserabile che ha messo in scacco la provincia casertana. Nomi falsi che però descrivono fatti veri, precisi e puntuali, vicende che hanno riempito la cronaca giudiziaria. Notizie e pensieri che danno voce scritta alla forza dirompente delle centinaia di immagini scattate da Nicola Baldieri (guarda la gallery): nei villoni dalle architetture discutibili sottratti ai boss, nei bunker dove i capiclan si rintanavano come topi, nelle terre devastate dall’inquinamento prodotto dallo smaltimento scellerato dei rifiuti, sul quale i ‘Caponesi” hanno lucrato».
Maresca ha già pubblicato nel 2012, in tandem col giornalista Francesco Neri, “L’ultimo bunker”, «utilizzando – osserva ancòra Iurillo – un linguaggio a metà tra la cronaca giornalistica e il romanzo. Stavolta il magistrato si lancia in un mix inedito di realtà e fantasia. Lo fa per rendere avvincente il racconto al figlio di 12 anni, rispondendo alle curiosità sul lavoro del padre e sui rischi che comporta». Puntualizzazione, questa, ripresa qualche giorno fa da Claudio Di Giorgio, in un articolo apparso sulla testata online “Lo strillone” e intitolato “Il mio libro? Un’operazione-verità rivolta ai più giovani”, in cui si esalta il corredo fotografico realizzato da Nicola Baldieri e si riporta un fermo convincimento dell’autore: «Dobbiamo partire dalle nuove generazioni per raccontare le dinamiche complicate e difficili. I ragazzi sono le menti su cui è ancora possibile lavorare per renderle consapevoli».
Alla luce di tale precisa finalizzazione sembra strano che la discussione sul volume non appaia fra le iniziative che all’Istituto comprensivo “F.Gravante” si susseguiranno dal 19 al 22 marzo appunto sul tema “Crescere…in legalità”. Tuttavia, la partecipazione di Gatto e Capacchione al convegno del 21 costituirà, per fortuna, una circostanza favorevole a riferimenti, da un lato, all’inquinamento del Volturno su cui il WWF pubblicò, 25 anni fa, un allarmante rapporto e, dall’altro, al tema della disoccupazione che affligge Grazzanise e tutto il Basso Volturno e che in campagna elettorale, nel febbraio 2013, fu segnalato alla senatrice Capacchione come problema da affrontare programmaticamente.
Due riferimenti non peregrini, atteso che, oltre le denunce sulle malefatte dei clan, il disinquinamento del fiume e l’incentivazione del lavoro rappresentano argini concreti proprio ai disastri socioeconomici che Maresca combatte da magistrato e da scrittore.
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