Rete fognaria e depuratori: Ambrosca si rivolge al Presidente del Consiglio dei Ministri

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Parte da Cancello ed Arnone, una proposta da parte del primo cittadino del Comune, Avv. Raffaele Ambrosca, finalizzata alla risoluzione delle problematiche relative alle reti fognarie e alla depurazione delle acque del territorio
Comunicato Stampa
Impossibile proteggere e salvaguardare l'ambiente, se non interviene "d'imperio" lo Stato. Questo il grido di allarme del Sindaco di Cancello ed Arnone, che si rivolge al Capo del Governo. Di seguito si riporta integralmente la lettera inviata dall'avv. Raffaele Ambrosca al Presidente del Consiglio:
Sig. Presidente, mi permetto di sottoporre alla Sua superiore valutazione lo stato di estrema difficoltà in cui versa il comune che mi onoro governare, al pari, credo, di moltissimi altri comuni del nostro Paese.
In particolare, è la situazione idrogeologica e, nello specifico, del sistema fognario integrato, a costituire un vero e proprio "vulnus" per la nostra comunità
L'ambiente e, più in generale, l'ecologia assurgono, sempre più a tematiche 'totalizzanti' per le risorse economiche da investire onde raggiungere standard elevati o, quanto meno, conservare la "dignità" di quelli raggiunti.
I comuni, è arcinoto, non sono in grado di realizzare impianti e gestire la depurazione, con conseguenze disastrose sotto ogni profilo, oltre agli odiosi e sistematici procedimenti penali, per reati che, con lo sviluppo di una maggiore auspicata percezione ambientalista, assumono gravità e connotazioni sempre più allarmanti.

In buona sostanza, pretendere dai comuni il perfetto funzionamento del collettamento e della depurazione delle acque bianche e "luride", per concorrere alla giusta e ambita salvaguardia dell'ambiente e dell'intero ecosistema, è esercizio di pura accademia, atteso che le Municipalità non dispongono di risorse umane ed economiche per organizzare quel sistema di filiera che consentirebbe al comuni di partecipare attivamente alla formazione della coscienza" ecologica, di cui tanto si avverte la necessità.

In realtà, se non ci sono risorse economiche, non si può pensare alla realizzazione, ad esempio, di depuratori, per sversare nel mare acqua pulita e non già materiali di ogni genere, che, poi, ritroviamo sulle nostre tavole, mediante la catena alimentare. Nondimeno, appare illusorio pensare che i comuni, ancorché in possesso di depuratori, possano attendere alle funzioni di gestione dei medesimi, considerati i costi, in generale, proibitivi per i bilanci della gran parte dei comuni italiani.

Per tutte le suesposte considerazioni, Sig. Presidente, mi permetto, sommessamente, avanzare una proposta semplice e, probabilmente, risolutiva:
espungere dalle competenze dei comuni l'obbligo di realizzare e il compito di gestire, direttamente o indirettamente, la depurazione, realizzando "d'imperio" tutti gli atti e le opere prodromiche e congruenti per scongiurare ogni forma di inquinamento, con l'accollo, evidentemente, dei costi che simile impostazione comporterebbe.
Si tratta, cioè, di superare, in definitiva, la visione "decentrata", oggi normata dalla legge 5 gennaio 1994 n. 36 e dal successivo Decreto legislativo 3 Aprile 2006 n 152, in qui alla Direttiva Comunitaria n. 91/271/CEE del Consiglio, del 21 Maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane.
Voglia, infine, ritenere, la prefata proposta, ove centrata e condivisa, un modesto contributo offerto, con spirito di leale collaborazione, direttamente dal "campo", nella consapevolezza della vastità e complessità della problematica affrontata.