Il lavoro di Giovanni Izzo sotto i riflettori RAI
‘C’è la RAI allo studio di Giovanni Izzo’.
Con questo messaggio si dava ufficialità a quanto era già trapelato nei giorni precedenti, una notizia che i concittadini di Giovanni Izzo, fotografo il cui nome ha ormai interesse internazionale, hanno appreso con curiosità, sebbene consapevoli della risonanza professionale del Maestro.
Una curiosità che nasce dal cercare di capire per cosa e chi, questa volta, è stato contattato il fotografo Giovanni Izzo che, nonostante la fama guadagnata attraverso le sue Opere Fotografiche, le sue denunce sul degrado ambientale del territorio e delle condizioni di vita degli immigrati, soprattutto sul Litorale Domizio, continua a svolgere il lavoro di matrimonialista, che lo ha lanciato e per il quale è ricercato dalle coppie di sposi che preferiscono avere la sua firma sull’album dei ricordi investendo sulla qualità, sull’esperienza quasi cinquantennale, sul nome. Una firma che non è sfruttata da ‘Giovanni l’Artista’ (come lo chiamavano all’epoca e lo chiamano ancora i suoi coetanei degli anni dell’Accademia di Belle Arti di Napoli dove fotograficamente si è formato sotto la guida del Maestro Mimmo Jodice), perché la sua Arte non è in vendita.
Le sue Fotografie sono state presenti a corredo di non pochi documentari di indagine televisiva nazionale e internazionale sulle tematiche richiamate, e studiate, anche per seminari universitari. Dall’Università di Bath, a Cambridge, alla John Cabot, alla Federico Secondo, alla Vanvitelli, al Suor Orsola Benincasa, all'Università per Stranieri, le sue immagini parlano e valgono una lezione intera, anzi da esse sono scaturite interessanti tesi di laurea.
Ha messo a disposizione del cinema il suo impegno e la sua conoscenza del territorio e delle persone che vivono in condizioni estreme in un’area martoriata e devastata. Non a caso diversi scrittori e case editrici hanno chiesto come copertina dei propri libri uno scatto di Giovanni Izzo. Scatti che raccontano la violenza, l’abbandono, il degrado, le vittime, i soprusi, l’ingiustizia che ha ricoperto una vasta zona di territorio e che Izzo ha registrato e portato allo scoperto attraverso una serie di mostre e video proiezioni che hanno scosso le coscienze.
Ha tolto dalla strada diverse ragazza vittime di tratta.
La pandemia ne ha fermato il lavoro da matrimonialista, ma non ha fermato la sua Arte, la sua ricerca, i suoi studi, e, nel periodo di chiusura, ha accompagnato i medici di ‘OSNM’ -Operatori Sanitari Nel Mondo- ,facendosi promotore di raccolte di generi alimentari, medicine, vestiario, da distribuire a chi vive ai confini della decenza.
Le sue Opere hanno ‘raccontato’ alcuni testi canori, arricchendone le cover e divenendo parte integrante di album in cui le sue fotografie hanno sottolineato parole e musiche.
La RAI allo studio del Fotografo Giovanni Izzo non stupisce chi si interessa e segue il suo Lavoro: il suo nome comparirà quale Fotografo per un documentario prodotto da Istituto Luce, Bronx Film, Rai Documentari, con la regia di Romano Montesarchio, col quale ha già collaborato come supervisore alla fotografia nel documentario ‘Ritratti Abusivi’ e come fotografo di scena per Edoardo De Angelis in ‘Il vizio della speranza.’
In realtà sono due i documentari per i quali è stata chiesta la sua collaborazione, un altro vedrà la firma, per Rai Documentari, di Catia Barone con la regia di Leonardo Lo Frano, ma la novità è che, finalmente, si parlerà anche di lui, di Giovanni Izzo, del Fotografo Giovanni Izzo, che non vuole essere chiamato Maestro ma che tale è, per la sensibilità, la bravura, la capacità di catturare l’attimo perché ‘fotografare’ non è impugnare una macchina fotografica costosa, ma…vedere dietro l’obiettivo quello che altri non vedono.
E’ una questione di sguardo, di attimi che non tornano se non colti in quell’istante e se ciò non accade, non si può trasmettere l’emozione né la denuncia per quel che la persona, attenta e vigile, ha ‘catturato’ con la mente e col cuore.
redazione tribuna24
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