SCELTE DI CAMORRA. La zuffa che cambiò la vita di “Gerry”: cene, Tav, l’ospitalità al boss e il metano

Michele

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La vita, spesso, ti consente di scegliere in ampia libertà. Ci sono, però, alcune circostanze nelle quali il caso ed i fattori ambientali tendono ad intaccare quella autonomia decisionale, indirizzandoti subdolamente verso strade sbagliate.

Vivere in provincia non è semplice. Vivere in Terra di Lavoro, per certi versi, è difficile. Vivere nell’agro-aversano, fino a qualche anno fa, per altri versi, è stato complesso al punto che pure una semplice zuffa tra ragazzi poteva sfociare in tragedia. E per impedire la concretizzazione della catastrofe, culturalmente si sceglieva di percorrere passaggi non comuni, che coinvolgevano, 'per apparare', esponenti della criminalità organizzata.

La storia di Generoso Restina, detto Gerry, ex vivandiere di Michele Zagaria, oggi pentito,  ha assunto un indirizzo specifico proprio a causa di un bisticcio. “Tutto nasce nel 2003, quando il fratello della mia ex moglie, Domenico Aversano, ebbe una lite con alcuni coetanei fra cui il nipote di Michele Barone, storico appartenente al clan di Michele Zagaria.”

Da quell’appiccico la vita di Gerry cambierà per sempre:  “Per evitare che l’accaduto degenerasse, - ha dichiarato Restina all’antimafia partenopea, - Michele Barone si presentò a casa della famiglia della mia ex moglie, che già conosceva poiché fidanzato con una sua amica, unitamente ad Attilio Pellegrino, altro esponente del clan Zagaria, che io non lo conoscevo. A seguito di questo primo incontro, si instaurò un rapporto più stretto proprio con Attilio Pellegrino, con il quale avemmo poi una serie di incontri fino al dicembre 2003, quando fummo invitati ad una cena in una locale di Caserta insieme a Michele Fontana, detto ‘o Sceriffio, ed a Tommaso Nuzzo ,entrambi accompagnati dalle rispettive fidanzate.”

“In quella occasione, - ha proseguito il collaboratore, - mi fu prospettato proprio dal Fontana di lavorare per la sua ditta ‘ Riccardo Maria’ nome della mamma, impegnata a Casal Pusterlengo nei lavori per la Tav.Di seguito poi andai a lavorare effettivamente per lui ed i rapporti si intensificarono ulteriormente fino a proporre a me ed alla mia allora fidanzata di ospitare il loro capo, Michele Zagaria, andando a vivere in una casa a Casapesenna.”

La litigata, che fu occasione di consolidamento dei rapporti con alcuni esponenti del clan, e poi la progetto di diventare vivandiere della primula rossa.

“All’iniziò si parlò solo di occasionali periodi in cui avremmo dovuto ospitare il latitante. Dopo aver riflettuto, - ha raccontato Restina, -  accettammo la proposta e così di seguito fummo condotti a casa di Giacomo Capoluongo, a S.Cipriano, dove conoscemmo ed incontrammo Michele Zagaria. Seguirono poi delle fasi in cui furono arrestati prima Michele Fontana e poi Attilio Pellegrino, per cui i rapporti furono tenuti in loro vece da Angela Pellegrino, moglie di Attilio, e la sorella di Michele Fontana, Assunta, che veicolava dal carcere i suoi messaggi.  Ho continuato a lavorare per la ditta di Michele Fontana fino al 13 agosto 2004. Poi a settembre, - ha precisato il pentito, -  sempre su indicazione di Assunta mi recai in una delle prime domeniche del mese di settembre, presso l’ufficio di Antonio Piccolo, detto ‘a picciotta, che io non conoscevo, cosi come non conoscevo Vincenzo Inquieto, che mi attendeva fuori dall’ufficio. Nacque così il mio rapporto professionale come ‘geometra del gas’, con la ditta Mediaedil Impianti Srl di Antonio Piccolo che si occupava di metanizzazione a Casapesenna, Casal di Principe, Villa Di Briano, Frignano, San Marcellino, San Cipriano d’Aversa e Villa Literno.”

La zuffa del cognato, stando alle parole di Generoso Restina, contribuì ad indirizzare la sua vita verso il malaffare. Gerry, però, ha ripreso la libertà di scelta, decidendo “a seguito della attività” che portò l’antimafia, “a rinvenire un bunker all’interno dell’abitazione di via C.Colombo”, di collaborare con lo Stato, una risoluzione “dettata dalla volontà di salvaguardare sua figlia”.

Giuseppe Tallino