Giovanni Izzo, dalle sale cinematografiche al Castello di Minturno
Dopo l’esperienza come fotografo sul set del film ‘Il vizio della speranza’, di Edoardo De Angelis, che lo ha voluto al suo fianco dandogli carta bianca e piena fiducia affidandosi alla sua sensibilità, non sorprende il nome di Giovanni Izzo abbinato ad uno dei film più applauditi di Cannes di quest’anno, ‘Dogman’ di Matteo Garrone, liberamente ispirato alla storia vera di Pietro De Negri passato alle cronache criminali come "il Canaro della Magliana". Il film nasce da un fatto di cronaca nera e ‘trova a Castel Volturno il panorama e le costruzioni giuste per ricreare quella terra di nessuno alla periferia estrema di Roma, quella specie di Ostia da incubo che però Ostia non è, che è degradata, isolata, perduta, abbandonata’.
A pochi giorni dalla presentazione ufficiale del film, una serie di incontri con il regista e quanti hanno contribuito a renderlo tra i più applauditi ed apprezzati del Festival d’Oltralpe. Coinvolto da Cutillo e Bellone nella manifestazione, Giovanni Izzo, che da anni fotografa il territorio nella speranza di scuotere le coscienze perché torni ad essere la ‘Campania Felix’ di una volta dimostrando, con il suo lavoro, l’amore e l’attaccamento per questa Terra martoriata. E’ stato, infatti, il suo obiettivo a fare da canovaccio al dibattito apertosi al Duel in occasione della proiezione della pellicola: 152 fotografie proiettate sul grande schermo del Duel immergendo il pubblico in quei luoghi (terra di cinema) in cui è stato girato e dove sono stati e vengono girati diversi film. A dialogare con il pubblico presente in sala lo stesso Garrone e con lui Romano Montesarchio, regista di ‘Ritratti abusivi’ interamente girato a Parco Saraceno, per il quale Giovanni Izzo è stato supervisore alla fotografia, e Raffaele Cutillo, l’architetto che ha dichiarato: ‘Castel Volturno è scena del cinema italiano, suo set. Terra di struggente bellezza tra mare e campagna fertile, rivela spudoratamente e univocamente le contraddizioni del Contemporaneo in un fermo immagine privo di spazio e tempo. Tale capacità espositiva, senza filtri, è condizione necessaria per il riscatto di fisicità e corpo sociale, natura e artificio’.
Da oggi, fino all’8 Luglio, Giovanni Izzo sarà in mostra al Castello Baronale di Minturno dove le sue ‘Matres, le donne dell’esodo’, potranno essere ammirate dal pubblico laziale prima di essere trasferite altrove per altre mostre. La mostra ‘Matres, le donne dell’esodo’ partì nel 2014 dal Museo Campano di Capua in cui sono custodite le Matres Matutae e, per l’esposizione, accanto ad esse furono collocate; in quella circostanza l’ex Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, che presentò l’evento, suggerì di seguirne l’esempio e di aprire i musei per farli divenire ‘luoghi da vivere, in cui la conoscenza storica possa unirsi con la conoscenza del presente’.
Proprio uno scatto delle ‘Matres’, il mese scorso, è stato donato, in occasione di un’udienza privata, a Sua Santità Papa Francesco che, come si vede dalle foto, ha prestato una attenzione particolare all’opera dell’artista.
Redazione Tribuna24
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