TUTTI I NOMI. CAMORRA, ESTORSIONI e TANTO ALTRO. 20 indagati rischiano il processo
L’operazione è conosciuta come Bad Boys 2: si tratta di una corposa inchiesta, coordinata dal pm della Dda di Napoli, Alessandro D’Alessio, e realizzata dai militari dell’Arma di Grazzanise, guidati dal comandante De Santis, e dalla compagnia di S.Maria, diretta dal capitano Macera, che aveva portato, lo scorso giugno, all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare verso 10 giovani dell'agro aversano.
A finire sotto la lente dell’antimafia, in realtà, sono più di dieci: l'elenco completo degli indagati, infatti, è costituito da Federico Barrino, detto Paciotto (29enne di Casal di Principe), Orlando (56enne) e Pasquale Bianco (25enne), entrambi di Casal di Principe, Raffaele Biondino, detto Lello, 33enne di Trentola, Palmiro Caterino, 44enne di S.Cirpiano, Nicola De Falco, 27enne diCasal di Principe, Giuseppe e Romolo Del Villano, Ernesto De Filippo, 30enne di Casal di Principe, Antonio Di Martino, 30enne di Casaluce, Francesco Giuseppe Diana, Romeo Scarano, 34enne di S.Marcellino, Omar Schiavone, 27enne di Casal di Principe, e Francesco Massimo Zippo, 42enne di S.Cipriano, accusati di 416 bis, e Vincenzo Alfiero, 29enne di Casal di Principe, Antonio Armandini, 32enne di Teverola, Anna Cammisa, 47enne di Casal di Principe, Francesco Di Stasio, Vincenzo Palazzo, 32enne di Grazzanise, e Carmine Lavagna, 21enne di Aversa, ai quali, invece, non è contestata l’associazione mafiosa.
Tutti, però, ad eccezione di Vincenzo Alfiero, Romeo Scarano e Carmine Lavagna, rispondo di estorsione, aggravata dall'articolo 7, perché “con minaccia consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione imposta sul territorio del clan dei Casalesi, - scrive il pubblico ministero, - costringevano titolari di esercizi commerciali a sottoscrivere contratti di acquisto di gadget pubblicitari”.
Sono 59, tra supermercati, agenzie funebri e assicurative, avvocati, bar, studi fotografici, caseifici, negozi di abbigliamento, officine, parrucchieri, pasticcerie, fiorai, ristoranti e varie società, che sarebbero stati obbligati, secondo l’accusa, a comprare questi aggeggi promozionali.
Sono presenti nell’inchiesta anche episodi relativi ad armi. Federico Barrino e Giuseppe Del Villano, ad esempio, sono accusati di essersi procurati “ai fini della cessione una pistola mitragliatrice ‘Skorpion’ calibro 7,65 Browning e relativo munizionamento”.
Sempre a Barrino e Giuseppe Del Villano, insieme al padre Romolo e a Nicola De Falco viene contestato di aver attribuito “fittiziamente a De Falco la titolarità dell’impresa individuale omonima, non ché i mezzi ed il denaro necessari al fine di ottenere apertura di un centro scommesse”.
Vincenzo Alfiero e Romeo Scarano, mentre, sono indagati per aver detenuto rispettivamente una pistola 6,35 ed un’arma dal calibro imprecisato.
Dunque, estorsioni, intestazioni societarie, armi, ma non solo. Anche fatti di droga. Giuseppe Del Villano, Omar Schiavone Romeo Scarano e Carmine Lavagna devono rispondere di aver compiuto atti diretti “a costringere tale ‘Rocco’, - afferma la Dda di Napoli, - a corrispondere loro il denaro dell’acqustido di stupefacente”, evento, però, precisa il pubblico ministero, “non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà”
E chiudiamo con le presunte cessioni di cocaina “ad Omar Schiavone, a Giuseppe Del Villano e ad altri non identificati” contestata a Lavagna e Scarano.
Le indagini, che abbracciano reati eterogenei, sono state chiuse. Adesso il pm D’Alessio, procederà alla richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati.
Giuseppe Tallino
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