Giovanni Izzo per ‘Imbavagliati’ al PAN per il Festival del giornalismo civile

Giovanni Izzo per imbavagliati  
festival inetrnazionale dil giornalismo civile terza edizione museo PAN Napoli 20 settembre 2017 
copyright foto Giovanni Izzo

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Di Giovanni Izzo scrivono le grandi firme, parla la stampa con la s maiuscola e delle sue Opere sempre più spesso se ne parla in tv, collaborando per documentari di denuncia dell’illegalità, del degrado e delle condizioni in cui vivono gli extracomunitari che popolano la Domitiana. Di Izzo piace parlare anche ai suoi compaesani, coloro che da sempre lo apprezzano e ne hanno seguito con interesse ed orgoglio la crescita artistica, sociale, umana.

Non ama parlare, preferisce trasmettere i suoi messaggi attraverso le sue foto, per le quali, oltre al bianco e nero, predilige l’utilizzo di obiettivi che lo portino ‘dentro’ il soggetto: non sa stare lontano dal particolare, così come non sa stare lontano dalle situazioni che denuncia: ‘Continuerò a documentare con la mia macchina fotografica, a denigrare – se a voi fa più comodo pensarla così – perché VOGLIO che la mia/nostra terra ritorni ad essere la CAMPANIA FELIX che era un tempo’, aveva dichiarato in un post in risposta all’accusa di denigrare, con il suo lavoro, il territorio dimostrando, invece, un attaccamento per esso che va oltre il semplice parlarne perché i suoi scatti documentano ciò che si finge di non vedere.

Non a caso il suo nome, il suo lavoro, sarà protagonista della terza edizione di ‘Imbavagliati’, il Festival dedicato al giornalismo civile che dal 20 al 24 Settembre 2017 sarà ospitato al PAN di Napoli dove è già stato ospite pochi anni fa.

La mostra di Izzo è stata curata da Stefano Renna e Luca Palermo. Il progetto è stato ideato e diretto da Désirée Klain ed al Museo Pan è custodita la Mehari di Giancarlo Siani, simbolo dell’iniziativa. In tale contesto saranno esposte le Opere di Giovanni Izzo che ‘Senza nessuna forma di tutela e sostegno di una testata giornalistica, si muove da anni attraverso il degrado sociale e ambientale di un territorio limite come Castel Volturno: ‘libertà’ professionale che paga a caro prezzo, finendo spesso ‘imbavagliato’ e costretto a un doloroso silenzio. Prostituzione, abusi edilizi, immigrazione clandestina, criminalità organizzata, sono immortalati nel bianco e nero di una fotografia in grado, così, di restituire tutta la drammaticità di un luogo di una fotografia in grado, così, di restituire tutta la drammaticità di un luogo dilaniato dall’illegalità diffusa’.

Per lui parla Abele Longo che ha riportato una sua frase: "'Il credo di Izzo è 'Se fai le cose che fanno tutti non fai mai niente di nuovo, solo se rischi puoi fare qualcosa di straordinario'" e di straordinario, Giovanni Izzo, sta facendo tantissimo

giovanna pezzera